SULLE CAUSE DELLA PELLAGRA RICERCHE DEt* PB0FES80KS mie ^ ° ^t\eilimento dei fratelli RECU1EDE1 1872 fRo &7i Tolto dalla Gazzetta Medica Italiana - Lombardia Serie VI. - Tòmo V. - Anno 1872. DI AD VALENTE DDTAMK - ' » su. ruoti Sifoni: SACCARDO OMAGGIO AFFEZIONATA STIMA E GUATITI-DINE. 4 Stadio. if.° Stadio. , 3.° stadio. Fratti memo di allume, o cellule piene di fecola affetto da spori sorivm, 9, Frammento di micelio con 5 spòre» ingrandito maggiormente. ■ •- c ■v, o X S Pi»g £ ? £ a a 3 i r j ‘ _^ Z— ^ ^ O Cr C, ^ V 3 C ^ ev F - C Ci ^ -- E 3> . .2 a - 3 « t d «tì Ri; l- « £ S § T3 « £ —■ ■ % ,Jl £ - fl*3 à g 5» ss « "t4 " 0 . | «■SS, c JE ® a "3 *<■ c © ? -s o nS ■30 .2 s Ci 30 -* '« f-i -V E3l 30 ,« Ì3 CJ § f- a, o <* fri *3 c g Ci T3 c « „ h-i t a) ® « — K» O .-H ;3 ■£ # cj £* a £ ** © e3 o -g t '- o S c? - J3 Q Ò w q w -h © « *. .-r a — CO «ri i) ^ Ó .s jj 2 ^ © I ei § § £ 3 « = £ ►3 -- a ^ J S « sr 3 a> r: O ■_“ o -Zi *; « t» q .9 £ , "3 M *3 -C ^ -S -a « <5J O c 2 - ~ ». -» ■*“ fc * IV CAPITOLO I. Il tkbmbìme del guano xtruoo {Sponsorium mrtijdis). liceo un povero fungine microscopico, che In accusato di aver ucciso e uccidere più uomini, che non i fucili ad ago, i chassepots, e lo mitragliatrici. È lo Sparixoriitm mayetis, volgarmente il verderame del melicene, al quale il nostro Balardini pel primo, e poi il fisa* ceso Roussel, colla sanzione della Accademia delle ^riaizc dì Parigi, attribuirono la genesi della pellagra, E di pellagrosi, due migliala al ranno, no ricovera l'ospitale di Milano, ne ha quasi sei mila la sua provincia, otto migliaja e mezzo la mia provincia bergamasca, quasi undici migliaja la consorella provincia bresciana ; da cinquant ; i sessanta mila l’Italia nostra superiore, ì quali, ogni anno, vengono decimali dalla morto ; e quelli, che ne rimiingono, sono pili presto o più tardi, dopo multiformi patimenti, ;-n di' ••-si defilati a morirne. Imperocché in questa malattia è legge In molto, ec¬ cezione il salvarsi. E di queste tante migli j.l di mortqpr d t •• La p , ;ia. fu incolpata una muffa mìe , iea di colore verdtraine , la iiualc nella scienza si conosce quasi sola mente di nome, c die da nessun botanico fu sdenti Inumo ut e esaminata dopo le po¬ dio parole, che ne frisse più di trent'anni fa. il Cesali. È tutto dire! Umi multa misteriosa, die non fu quasi ve¬ duta. e die non si è quasi tampoco re reato di sapere, so sia davvero rapare di far maio, o so invece sia innocentissima, venne in questi anni giudicata, n>n mia sentenza autoritaria scientifica, senza più riserva d'appdlo, come la causa genera¬ trice d‘una delle più micidiali od indomabili malattie. E ri si venga poi a dire che la fedi non e' entra nella scienza ! Da parte mia, sono 17 anni (nel 1831) «he potei avere a mia disposizione mi po’di melicone stigmali/zato il.ilio ,-pori- sorìinn, K lo sottoposi a varie prove itogli animali (uccelli e cani), per le vie alimentari e per iniezione nelle vene. Mi in obbiettato da lìousstd, nulla sua opera premiata dalla Acmilemin di Pnritji , ilio quelle mie esperienze i-imio in- snffìcv uti, senza però ohe nè egli nè FAccuI umili no adduces¬ sero il motivo, e senzadio uè Fu o nè l'altra si compiacessero di ripetere una sola almeno di quelle prove sperino nidi. - l'ut russi aver rimarcato (scrivi IletisSid, dopo di averle testimi mente riportate) che sono Imitane dall’ essere incensu¬ rabili dal punto di vista spi rimontali ; ina pur sono ancora le sole clic Siene state eseguite con qualche effetto sugli.mi¬ mali assai vicini aU’uomo... (pag. 271) », K più oltre; — * Nini occorre ch'io (llnussel) dimostri la insttfiìrim-Ta di questa sperimentazione, e 1' interorse che vi sarebbe a riattivarla con delle condizioni svariale e migliori... (pagina 273) ». Io suini il primo a convenire con Boussd, che le mie suc¬ ri late esperienze seno insufficienti per diirMsi r me qti.int» a me pareva, che lo Sporisorimu prò luca fenomeni annloghi ai pellagrosi, ma non identici. Koussel poi alla sua volta ebbe torto di ritenere che gli effetti dolio Sporisortutti fossero gli ideali'i dei pellagrosi, senza faro egli alcuna esperienza in proposito. Ed ancor più torto ebbe 1’. ! - endemia delle scienze di Pa¬ rlili , quando yindirò che lo Sporisorìi'm fosse il generatore della pellagra, senza provare, nè tampoco conoscere Io stesso sporisoriim. Un’Accademia, che si chiamava responsabile di una si perentoria sentenza, ex» neU’obbligo di ritirare dui di¬ stretti francesi ed italiani dominati dalla pellagra un qualche campione del grano turco attuto, e cimentarne Va*i rn,„a(ù pròpriamente m-S- loca¬ lità, propriamente fra le popolasi ni bersagliate dalla peLagia (agro parmigiano, lombardo, veneto) durante questi tic ultimi lustri nei quali la pellagra stessa aggravi* i su i mali. Sfortunati al paro di me in eguali ricerche > raim stati i professori Balsamo, Lombroso e i libelli, giacché quest ulliniu in una sua lettera ne scriveva quanto segue: — < lo 1 anno scorso (1869) por incarico di Lombr - * mi ino campato un poco di questa facceuila : ma mi sono convinto che il luugillo, accagionato come causa del malanno pellagroso, è o.-drcnia- mente raro. Dei molti esemplari fornitimi «la Lombroso non uno ne portava traccia ; c neppure Balsamo, clic pur * i Vi ii'Vu 4’avo rio trovato, si appose giusto. 1 suini per lo più ammalano di umile che sono il vulgatissimo punciìhm o il mene fre¬ quente aspergilltts macrospurus, ovvero acari che vi lavorano prima o d*-p«. i fungili. Chi ha trovato e descritto per il primo 11 mie fornicete in quistione fu il Cesati, treni anni la, doto nou G ■l» L4 so bene. Ne ho quindi scritto tesiti a lui in proposito. M quello che ti so dire di certo è clic il fungili© è rarissimo, e non si trova quasi mai nelle cullezìi'ni, pen ili chi crede averlo trovato s’iagatma spessissimo. D'altronde il mieete incriminato è cosi semplice nelle sue forme, che probabilmente è uno stadio di sviluppo di qualche altro genere più e implcsso. È ciò ap¬ i-unto elio dovrebbe f-nuarc oggetto di studi: continuati e prò* fondi, sul gusto di quelli che in Germania si vanno elaborando da De-Bary, Halli er, e altri ». Non fu che neirauno 187i> che finalmente mi venne dato di raccogliere, qua c là, la quantità complessiva di circa un chi¬ logrammo e meno di grani di meh'iom più o meno colpito caratteristicamente dal mentovati» verde micromicole. E così il mio amico collega sig. Saperde, insegnante di bo¬ tanica indi' Università di Padova, del quale ho invocato la gen¬ tilezza e la valentìa, porgendogli i campioni da studiarsi, potè Offrire alla scienza la vera e compii*Li mr-n» grafia dello Spo- risorium maydis, ch’io mi chiamo ben fortunata di presentare nella unita tavola, dovuta per intiero alle indagini del anno¬ dato valente botanico. Da parte mia, non Lio lasciato di sottoporre alle esperienze sugli animali viventi il si paventato fungillo. Eccone le ri¬ sultanze : Pei* tre mesi (nell’estate del 1870) ho fall » mangiare quo¬ tidianamente ad un colombo ire grani di mais forti mente in¬ taccati dallo Sporisorìum , quali li aveva riconosciuti e descritti il prof. Sticcardo (vedi nell’unita tavola le figure...). Però feci sempre in modo che il colombo potesse mangiar© anche altra granaglie [stessamente di altri suoi compagni, posti d'altronde nell'» identiche condizioni. L’animale sperimentato non provò veruno, benché minimo, inconveniente nelle suo funzioni , nella sua salute. Si con¬ servo sano e vegeto e ben nini rito, come gli altri suoi com¬ pagni. Tutto il resto del granoturco verderamato, ch'era a mia di¬ sposizione (quasi un chilogrammo), lo e insegnai al distinto elଠmico sig. dottor (levato, pregandolo cavarne dalla polvere mi- cctoide un estratto idro-alcoolico. Ed egli , mediante acoole deludo a gradi 21 B., iu duo digestioni, ne ottenne dì parte estrattiva i Iro-alcoolica grammi 0,90, cui disciolse in acqua distillata grammi 3. Diluii cou 3 altri grammi d' acqua di ¬ stillata quella soluzione ; o la iniettai nella vena femorale di un cane del peso di chilogrammi 5 1*4. L’animale, tenuto sotto diligente osservazione, non ne sofferse verna inconveniente. Lo mantenni e sorvegliai nel laboratorio per otto settimane non mostri) veruna alterazione delle due funzioni si conservo sano o vegeto, sinché lo sacrificai per altre esperienze. La deduzione viene dal fatto, da per sé stessa : Lo Sportso- rium maydis è nn micromicete affatto innocuo. Si nutrenti il peso ordinario di un nomo a quello del cane operalo ed a quello del colombo sperimentato. E, ritenendo che 1 azione della sostanza sia d’analoga efficacia sugli animali e sull’uomo, ’ altronde valutando al decuplo l’effetto della medesima so¬ stanza injettata per le vene, anziché presa per bocca, appare, die l’uomo potrebbe mangiare, senza il minimo inconveniente, in una volta, centotrenta chilogrammi di melicene zeppo di Sporisoriim, o potrei die mudarne per Ire mesi conti imi quo¬ tidianamente tre ettogrammi, ancora senza soffrirne il menomo inconveniente... , • - Questi estremi sono assolutamente myenficabili in qmiiMasi pellagroso, e sarebbero impossibili a realizzarsi, quand anco vo¬ gliasi ridurre ad un quarto ed anche meno il valore compa¬ rativo delle riportate esperienze. Quanto a me, il risultato assolutamente negativo, olimi uni dal cane nel cui sangue ho iniettato un grammo circa r i estratto idro-alcoolico dì spor&oriim, mi fa dire che questo non possiede veruna azione velenosa. Le anteriori mie esperienze (1854), io mi affretto a contesi- sarlo, erano insufficienti , perchè ho mjettato nelle vene dei cani la polvere del micromicete, e quindi gli eliciti che no ottenni, o che io dichiarai non identici a quelli della pclLìgm. dipendevano non già dalla supposta azione deleteria dello &i>o- risonum , bensì e solamente da embolismi e trombi arrecati meccan icamente nei distretti capillari del eh colo. Era avvenuto a me cib che, in esperienze analoghe, avvenne i Grohe, quand’egli injettò nelle arterie dei conigli la polvere di FenìciUum ed Aspergillus. Gli animali no morirono : ma i risultati letali dipendevano da emboli meccanici obliteranti al lume dei vasi, non pero da azione deleteria degli mjettati micetoidi. 3 E riguardo alla ipotetica influenza dello Sporh-orium matydis nel generare la pellagra, dacché questo si mostrò affatto in¬ nocuo nel maù'inmm del cimento tossicologico elio se ne possa istituire, cioè mediante la injezione dell’estratto idro-akoolieo nelle vene; e dacché il detto Bparuorium è raro estremamente e quasi impossibile a trovarsi qui appo di noi, proprio nei luoghi ove la pellagra è diffusa e frequentissima, Còsi concludo rln; la pellagra non ha a dio faro culli» Sj>orisóHirtn )na>)dl<. Del resto !- svilupparsi della pellagra eziandìo in persone che non fecero mai uso di mais, ed inoltre anche altri argo¬ menti ed altri fatti che riferirò da un successivo capitolo Vben valgono a provare, qualmente la pellagra non sìa guari una en¬ demia prodotta per razione popolare da un qualsiasi accidente proprio od esclusivo del granoturco. Quanto ai risolati insignificanti, che furono ottenuti da Ba- lardini e da altri colla amministrazione del grano verderamató, farà più particolare esame nei successivi capitoli. capìtolo n. Il óàrboke hi:l mais (/'redo mctudis, ! r stilalo maydis). Consiste in un funge parassita, che attacca indistintamente e ad ogni età della pianta il Insto, le foglie, gli organi fiorali, i grani del mais: restandone immuni soltanto le radici. Co¬ mincia a svilupparsi sotto l'aspetto di un piccolo tumore sub- rotondo, dì consistenza carnosa, di colore pallido-rossastro e cenerognolo o violetto. Cresce poi fino al volume di un uovo, di un limone ed anche di un pugno, sotto forma di pero schiac¬ ciato colla piccola estremità attaccata alla pianta, e libero pel resto della sua superfìcie. Generalmente non è un solo, ma sono più o mono numerosi, e statinosi stivati l’un presso al- l’altro, senza attaccarsi fra di loro, ma invece tutti appiccati col picciolo alla pianta. Quando è Buiamente uno o sono po¬ chi. crescono maggiormente in volume. Quando sono molti, non suole cadauno di loro sorpassare la grandezza e la forma di un piccolo fico schiacciato. Questi tumori fungosi, giunti a maturatisi, sono formati da una borsa cnniencnto della pol¬ vere finissima, leggerissima, nera, simile affatto alla l'uligine, che ha sapore ed odore di fungo e di muffa. La scorza della 9 borsa rompasi facilmente e spande intorno per r aria quel pulviscolo. Per lo scopo dolio nostre ricerche peli agrogeni elio sarebbe quasi inutile cosa indagare c questionare, se il carbone del mais sia o non sia velenoso, e quindi sia o no imputabile in qualche modo di produrre la pellagra. Imperocché non entra e non pub entrare nella alimentazione umana. Tuttavia, anche per escludere qualsiasi dubbio, clic fosse mai per insorgere intorno all'azione nociva o sospetta dell’ U- rcclo , importa sapere clic anche questo fungu del mais si è j»er prove dimostrato adatto innocuo negli animali elicgli uo¬ mini, in cui lo si volle esperiraentare. Comincierò dal riferire testualmente in proposito le interes¬ santi ricerche clic ne furono istituite quasi un secolo la da lmhof. < pITectùs mei pulveris in corpus Immani!ni quoque nosse plnrimum sano iute reni t, et inquirere nnm vanitati deleterius esset, num ne.... Deerevi, h*e experimenta in proprio meo corpo ro tentare... li ine, emù in lincio, per quatto.i-decim dies, nume, et ventriculo jqjuno, eum pulverem , M-nsìm desia àd drachmam f.u’e usque augendo, assumpsi; vehicnhmi aqna lon¬ tana erat; et demmu inabus boria post jenlavL P rader hicc, adirne excutiondo pulverem ex cjus carceri bus et eum colli- gendo, insìgnis quantilas cjii-dem milii invito deglutienda ©rat, ncque minoreni quantìtàtem nurihus attraxi : uttamen ne mini mani qtiidem mulestium vel niutatiouem Dilani in corporc iude sensi. Ructns, qui assuraptum pulverem seqneb&nfcar et vix ali quid cjus spirabai.ta, qu® potius tritolo: ncque in exere- nientis ullam mutationom depreìioudi. hx. bisce tenta mini bus vere concilili posse puto, pollen istud insons esse... « Tentandum quoque videbainr, qncmnain efieHnm p"llen istud vulneri jnspersum cderelstnac in li ne ni , vulneri nnlii ipso, invito tana e n, ad niallooluin inllicto, istud pollennOn modo inspersi, sed et intrivi. Veruna inde vix minimum irri- tationetn sensi, ibidemque relictum, vulnus in pejus non mu- tiitum est. Idem experrnientum in tele lepetli, altSqili ullo evidente effoctu». {Zmmaydis morbus ad ustiHginetfi vulgo élatus, specimen aneto) - c F. Jacob Tiulmi. 1784, Argentorati, pag. 30, 31), 10 J'J alle ricerche di Ituhof faccio seguire le non meno inte¬ ressanti dui distìnto botanico Bmufous. Eccone la traduzione letterale dal francese: « Esaminato (ì' epulone del ntaìs) sotty il rapporto della sua influenza sull 1 economia animale, parecchi fatti mi pro¬ vane che il carbone del mais non esercita ver un effetto nocivo, perché: l.° « ili agricoltori, che, nel raccogliere il grano infetto si espiati .no a respirare il polverio spandendosi dal carbone, non ne risentono verun incomodo; altrettanto, anche la polvere del carbone del frumenti) (Croio seyetum Pers.) non produce ve¬ run male (Tessici). 2" Animali d>.mestici, come tratti, oche, galline, ai quali per giorni parecchi feci mangiare di questa polvere mista con quantità dei loro cibi, non vi mostrarono alcuna ripugnanza, e non ne provarono alcun accidente. Molte volte io ho assag¬ giato questa sostanza senza alcun risultato molesto. Final¬ mente gli armenti inni respingono le parti, carbonose del maÌ3, ed io stesso vidi delle vacche mangiarne impunemente una quantità assai considerevole. » (ffistoin- natureUe, agricole et éconOìnitjiie da inaia, Paris, 1830, pag. 98, 99). Troppo sicuro di questi risultati, non ebbi grande ripugnanza a ripeterli o provarli su di me stesso. Da un mio contadino avevo fatto raccogliere di questi tu¬ mori carbonosi nell’ autunno p. p. 1871, Ne presi uno abba¬ stanza ben conservato, cioè contenente ancora tutta la sua polvere nell’involucro non lacerato, grosso (pianto un arancio. Pesava venti grammi (avvertasi che il lungo dell’ifmfo è leg¬ gerissimo di peso). Ne feci fare al farmacista sig. Pkcinelli di Tresconi un infuso nell’acqua bollente, per due ore, alla eoli ! ura di grammi cento. E quest’ infuso lo bevetti in.due volte, ne 1 l’intervallo di poche ore. — Non ebbi a soffrirne il benché minimo inconveniente. Il carbone del grano turco è un male conosciutissimo e assai frequente nella nostre campagne, massime nei campi grassi od uni ii li. 1 contadi ni bergamaschi lo chiamano imrcione (mar¬ ciume). Ne abbandonano per i campi la parte colpita del melinone, e giammai non ne lasciano mescolato nel raccolto; non se no servono nemmeno per dame agli animali. Perì» le vacche e le pecore, che, dopo il raccolto, si lascino 11 andar pascolando pei campì, sogliono mangiare quegli avanzi di fusti e di foglie e di coni di mais carbonoso, senza tuttavia soffrirne il menomo incomodo. Del resto, se ne domandi a qualsiasi contaditm. o mugnaio’, o própriét mio, o gran ! mais lo si raccogliesse t.e suoi grani tornerebbe ancora impossibile che entrasse nella ali¬ mentazione dei contadini. Infatti collo Spiccare dal gambo i coni graniferi, nello sfogliarli dai cartocci, nello staccare ì grani cogli ordinari! mezzi meccanici, e finalmente colla _ma¬ cinazione" quella polvere linissima e leggierissima , simile a. volatile fuliggine, si andrebbe spsrdendo tutta necessiti lamente nell’aria ; non ne resterebbe nella farina. Altrettanto riesce impossibile die anche si faccia smercio di un grano immisto a carbone ustilaginoso, che si tradirebbe d’altronde troppo facilmente da se stesso, quaud anco tosse possibile codesta ìmtnistiouo* ^ Por tutte queste cose, ad onta die da noi l 'Urcdo maydis 12 sia una alterazione àbbaitaBn frequente e perciò combinati- tesi colla frequenza della pellagra, tuttavia a nessun Autore h venuto mai in mente , ne ven a certo in mente ad alcuno T ili agims re o tampoco dì sospettare elio la mentovata dege¬ neraci >m maiteitica,, innocentissima, possa influire sulla genesi della pellagra* CAPITOLO Uh Là muffa rango una della polenta {Sarrrrlin mayriis ), Nel ISuJl si sparse la voce nella borgata di Caudino (odio pur mi trovava ulloni come medico-condotto) che, pur male- tizio m pur aurihinimento coleste, la polenta degli operai àdm sanyit preludio l'ori uro di flagelli divini c di guerre* [/autorità politica dovette interessarsene ; perfiniri le r ise di varj operai , e veramente vi trovo della p denta fredda di color vivo sanguigno. Piii interpellato pur un esame e giudizio medico in proposito. Allora, non d'altro consapevole io, se non che la famiglia, presso cui erasi rinvenuta quella polenta ver¬ miglia, era di tintori addotti al grande lanificio Ghirarldti , credetti die por una gherminella scherzosa o per far chiasso fanatico, qm■! capo-tintore avesse mesciate alla farina, da farne la polenti!, qualche ingrediente usato perla tintoria* Infatti il campione, resone ostensibile :i me, si mostrava tutto tinto alla superficie di un vivace colore di porpora; li recente spacca¬ tura «lidia polenta offriva bensì il suo colorito normale gial¬ liccio, ma poi mano mano andava arrossandosi lino alla tinta sanguigna-porporina dellàiltra vecchia superficie. In ogni spac¬ citi ira si rinnova va, il fenomeno. L'evento fu rieonfr rinato a ripetute prove di piti giorni. Avvertasi che !a famiglia per¬ quisita continuava già da una settimana a mangiare di questa polenta., senza risentirne verini i neon veniente. Fu esaminata la farina colla quale si era confezionata e confezionavasi questa pulente: ed apparve con tutti i caratteri die poteva no dimo¬ strarla buona. — La conseguenza politica di questo mio sba¬ glio scientifico si fu che il povero operaio venne ammonito di cessare da quella mistificazione: o fu dato ordine che tuttala residua farina, tenuta ancora nella sua casa, venisse gettata* Cm ciò si ottenne però il vantaggio die non si "parlò piu di n polenta che darri sangue, e fu sopito Lo spauracchio popolare del maleficio e delle ire celesti. Pochi mesi dopo io avevo la fortuna «li leggere l'opera di Mo¬ relli sulla pellagra (la pellagra nei suoi rapporti malici e sociali, Firenze 1S55) ; ed alle pagine XX, XXI , XXII del- PÀppendice aggiuntavi (Koìizio di Chimica celi Storia na¬ turale intorno allo zen mais, compendiate dal dòti Antonio Cozzi ) vi trovavo Quanto segue ; — «Ne solameli te i grani ed i fusti del formentone sulla pianta e sui grani sono colpiti da infermità, rappresentati in parte da micetoidi 0 da insetti distruttori o che almeno li danneggiano, ma anco le vivande e singolarmente la cosi detta polenta ; sulla quale, per la prima voltai Legnava precisamente nella provincia di Padova, ed in seguito in altre parti d'Italia, si osservò lo sviluppo di una ma¬ teria rossa che dapprima fu studiata dal Bizio.il quale ne scris¬ se* < È proprietà costante della polenta formata dizeu mais o * grano turco, di produrre quel coloramento alla superfìcie, « come si trovi avvolta in umida atmosfera, oppure soggetta - U putrido esalazioni, forse perchè in tali rirenslanw gmn- « gerà a concepire tali gradi di movimento intestino, die sem- « lira di molto favorevole alla comparsa del fenomeno (Opti¬ le scoli chimico-fìsici di B. Bizio, Venezia, IriL, voi. 1) ». Prima però che sulla polenta si manifesti qualche indizio ili colore si veggono delle piccolissime macchie, da parere quasi una vernice òhe fesse distesa qua e là, e solo si distinguono per una lucidezza che viene da esse. In queste macchie poco dopo si notano alcune esilissimo pustole tte, che sì sollevano un poco sopra alla superficie dell’alimento, di uu colore gialliccio per la forma e grandezza sono a!l'indica quelle medesime che si vedono quindi mutate in vivace porpora, « La sostanza, o, a dir meglio, 1’ essere vivente, die da a materia porporina, parve sempre al prof. Bizio un lunghetto senza lo stipite, circondato e vestito da una pellicola esilissima o alquanto lucida, nella quale si vedevano con irregolare di¬ ano sirio ne dei punti minutissimi di un colore piu cupo, senza cL l'osservatore abbia potuto notare, se ciò avvenisse da cor- picciuoli aderenti a quella pellicola, o die facessero parte della medesima. Appartenendo per la sua struttura all ordine dei funghi, lo stesso professore veneto studiò diligentemente, onde metterlo in quel posto, al quale fosse indicato dalle divisioni 14 metodiche dei botanici. Vide adunque, che seguendo il metodo del Brillarci, la nuova pianticella doveva classarsi all'ordine terzo. nel quale però non v’ ha alcun genere che possa bene adattarsi colla forma organica del nuovo essere. Stando poi a quello del Persoon, esso va nella classe seconda e nell'ordine quinto: nè quivi è il genere a cui si possa riferire con cer¬ tezza questo piccolissimo fungo. Laonde parve al Bizio neces¬ sità di crearne uno di nuovo, e lo chiamò Serratici (in me¬ moria di un fisico elio primo fece andare sull'Arno un battello col vapore dell’acqua) e lo caratterizzò nella maniera seguente: Fuiujt'li acauìes, hemisphctericU, cnpsulis conferii*.,. Serredia marcrscens , vescicnla (e,inissima, latice primo roseo de- hinc rubro re pi eia. Pervenne ancora a conservare le sporule di questa pianta da un anno all'altro ed a produrne dopo que¬ sto termine Io sviluppo. Lo stesso fungo poi fu chiamato dal dottor Sette Zcor/alaG- tina imctraf/i ; sopra di che aggiunse il Jììzio che, come ap¬ provò il nonio specifico dato dal medico lombardo, perchè dice assai bone una proprietà notabilissima di questa nuova pian¬ ticella , cosi non gli piacque il nome generico . il quale, non rispondendo agli insegnamenti di Linneo, e contrario poi alla natura del nuovo essere, e non potrebbe star bene se non quando si parlasse degli animai uzzi infusori?, i quali per l'ap¬ parenza sono veramente una gelatina che vive. « Identico fenomeno ha osservato 1’EHremherg a Berlino, e ne ha fatto soggetto di un erudito lavoro letto a quella Ac¬ cademia delle scienze. Il naturalista alemanno non ammette che sia dovuto ad un fungo, ma ne riconosce per causa una monade,che chiama Menar prodigiosa, cdalla quale attribuisca una dimensione variabile fra 1/3000 ed 1/8’na polenta, che, appena € rovesciata sul tagliere e tomaia dulia mano di un Beverendo, 4 ha dato sangue. L’eraorragia della pattuì S» vi pare co- « desto un miracolo dd'/zinale, o cortesi Jetlori ? 1 orecchie « rispettabili freqmm Urici dulia Cattedrale , di m WS i«£ « ziosameuto interrogate, m’hanno assicurato, che il reverendo « coadiutore di S. Hocco ha ottenuto sangue nro v t " 10 < « * « fette staccate ili dite polente distinte, che atomi bocconcini « di tati fetta sanguinanti furono inviate alla Curia ed ai L'ao- « lotti dt‘l seminario Vecchio, per le debite cerziorazioni di « fatto, e e!n) un Canonico di peso sta elaborando una memo- « ria in proposito, da pubblicarsi per le stampe, e da vendersi « a profitto dell'obolo di S. Pietro* Io non so altro e non apro pili bocca, perchè, in fatto di miracoli, bisogna chiudere gli occhi ed inghiottire con fede viva. Ad ogni buon fine, av¬ verto gli amici c gli abbonati alla (.rassetta di Bergamo, * clic -i tengano bene in guardia contro co-lesta congestione * sanguinosa della polenta, e sopratutto nei giorni di venerdì < e gabbato, onde non commettere il peccato di mangiare di « grasso senza saperlo. Ma probabilmente nella cucina dei li- « bei tini non accadrà cosi fàcilmente che da una polenta « sprizzi del sangue, poiché la grazia di assistere ai miracoli « non sì accorda d’ ordinario che ai religiosi, ai semplici, ed « iti poveri di spirito, pei quali è riservato il regno dei Cieli ». (Gassi Ita di Bergamo, 1801, N, 90). Due unni dopo, nel 1860, si riprodusse ancora, anzi in più larghe proporzioni, nella stessa città ili Bergamo, il fenomeno dellVi/YO.s'sursf ut Ila polenta, li superstizioso allarme nel po¬ polo ne era quasi stato fm più grave, giacché correva l’epoca della guerra ifealo-prusBO-austriaca. Lisciando in disparte lo spauracchio, che l’apparire dì que¬ sto f-noraeno affatto naturale potrebbe suscitare nelle imagi- nazioni popolari, ci preme verificare, se la muffa, la (pule ne è la cagione, sin o meno velenosa per sé stessa, e se possa impartito qualità nocevoli alla polenta sulla cui superficie vegeta. libitene 1 ad --nta dei sospetti, clic gratuitamente ne vennero enunciati da un professore di chimica sulla Gazzetta di Ber¬ gamo (X. 1866), io posso assicurare per prove positive, chi* anelili quest-) porporino lungillo della polenta di mais non solamente è innocuo per sé stesso, ma non rende per nulla noce-. -1- a mangiarsi nemmeno la polenta, sulla quale sì co¬ piosamente si sviluppa. Comincierò lai ricordare i primi fatti occorsimi da verificare ncll’ani - 1 '■") in G andino, nell’epoca nefasta della invasione del cliól-ra, che in quella borgata vi l’u tanto micidiale. Sì è allora pariti va mente c< n statuto, che tutta la famiglia (8 per- 17 sono; di quel tintore aveva continuato per una settimana a mangiare quella polenta inquinata, ed in buona e lipetutà doso quotidiana. Eppure nessuno ebbe a soffrirne vermi incunve- niente. Non parlerò di altre famiglio operaje, appo alle quali dice vasi essere avvenuto allora ed essersi ripetuto l’eguale fe¬ nomeno, e che impuueMente avrebbero mangiato puiedi quatta polenta che eoi tal freddarsi si tingeu di sanguigno. _ _ Dirò invece, che ben sicuro di tale impuniti pei medesimi Hit i j già da ino constatati e dei quali oramai uvev.i la climi e scientifica; allorquando mi venni) portata da esaminarsi nel 18(5(3 allo ape ■lab; militare di Bergamo quella polenta in quan¬ tità considerevole, io medesimo ne fèti una buona colazione, mangiandola, così imporporata com’era, nella quantità circa di mezzo clningnumno. Ciò feci ben volentieri per aggiungere una prova di fatto al giudizio teorico, che ne avevo esposto alla Prefettura, onde prevenire e sgannare la sinistra tq > none pubblica, la quale ingrossava giù e tanto più in quei mmmrnti in cui la nostra patria correva le sorti della guerra (in pna cinio rii luglio del 1866). Anzi credetti dover m» per tate ac»po i risultati nel numero 81 di quella 6 assetta di Bcrnamo. . , , .... •\vverto che nessuno anche degli individui, appartenenti » e famigliò diverse* appo le quali anche nella suddetta *»•' da tom! m “m e gtUatamli di molo discreta sono quoll. che preparano la si larga messe di veleni ! Lassanti 18 CAPII- 1,0 IV. Il bus abbuffiti» (Penirillum rilancimi). Al paro di tutti i co mosti bili dell’ uomo e dogli animali. anche il grauotureo e le sue preparazioni mangerecci» vanno facilmente in preda all’ammuffìmento pel notorio Penkilhm Uhuintuì. La generale diffusione di questa muffa ordinaria viene espressa dall’altro titolo di v ‘Itjati-isÌMitm in cibarti s, titolo d ito dai 1 q- t; nici alla «lotta specie di !'mie illuni. Veramente in tutti i - ibi un pugnasti, e spe¬ dai mente nelle frutta, gli nomini egli animali n.mi .;'i;.tuo -,vniì-iue od ii.nnio r.empre mangiata, s»-nta saperlo e putirne mai vermut undesiin , -|ii;tntitìi più o meno considerevoli -1 Penicillum glauam. Perfettamente imitili sarebbero pertanto le poche prove spe¬ rimentali eh' 1 se ne potrebbero istituire in un laboratorio fi¬ siologico, onde studiare la azione tossica di questa muffa, da¬ vanti ai milioni di prove quotidiane e generali die la dimo¬ strano affatto innocente. Tuttavia non lascierò -ii ricordare qualmente Gohier ite abbia somministrato persino due chilo- urammi i : divalli, senza danno {Annaìcs cVItugiène, 1843); Cordici- ne abbia mangiato per molti giorni nelle frutta che n' erano gremite, senza danno (Payeu : sur les Grypioffames , Paris 1870): Semmer abbia iniettato nella giugulare di due ; tledri una piccola quantità di sporo di Penicillum „ senza averne effetti, e ne abbia amministrato in grande d.se per uso interno, produeendosene bensì una leggiera febbre, ma sen- z’altro danno (Jlesultat dar injcction von Pilssporeri, 1S70)[ E tra dando della influenza in genere del Penicilknn glau- ni; per sò stesso, nella genesi della pellagra, puossi ritenere .mento, che una muffa, di cui si mangia tuttodì, in tutti i luoghi e più nelle città anziché nelle cani parimi , in tutti i m-atri cibi appena guastantisi, riconosciuta ovunque e sempre innocua per generale prova — una tale muffa non ha nulla a clic Iure colla produzione di una malattia affatto spie- ■■ 19 càule ed endemica, e cotanto grave e inguaribile e micidiale, qual’è la pellagra. E per le medesime ragioni non possono venir incolpati di causare la pellagra i cibi qualàansi ammuffiti di Venicdltm. Forse potrebbe invece supporsi ohe mn il Penicillum ijlntt- cmn, nm il grano turco, su cui vegeta questa muffa, esso solerne venga alterato cosi che , mentre tutti gli altri comniestUdh non ne acquistano veruna qualità nocevole, al contrario il grano turco, anzi il solo grano t orco, possa concepirne una alti ragione tossica pellagrotjwica. Tale e la opinione ctiologica, die dal prof. Lombroso viene suffragata per la genesi della pellagra nel suo recente trattato, d'altronde assai prezioso, massimo dal lato patologico. Sorpassiamo pel momento alla singolare eccezioutilda , che mette « carico esclusivo solarnciitc del graiioturco il diven¬ tar deleterio per una muffa, che è innocentissima e che lascia innocentissimi tuttiquanti gli altri ci ni clic esìstono in natala. In ogni modo, per conciliare qualche attendibilità alla prefitta ipotesi sarebbero almeno sempre necessarie le seguenti con¬ dizioni: ^ . 1 . ® Che le sostanze organiche vegetali costituenti il grano turco, e formanti l'eccezionale substrato della supposta altera¬ zione peli agi' genica, fossero in qualche modo di s si mili oli quello degli altri cereali. _ . 2. ° Che la pellagra non possa generarsi so non in persone che si sono pasciute di mais ammuffito ed alterato dal re- flidìlliffilw lì.® Che il mais alterato dal Prrtìwflttift produca negli ani¬ mali e neiruomo fenomeni dolcterii analoghi ili pollaci">i. Ora, tutte queste tre condizioni indispensabili sono lungi dal verificarsi. Imperocché: ... . . , „ 1 ." Si sa dalla chili lira fisudogiea vegetabile costituirsi an¬ che il grano turco, al pari degli altri cereali, non nitri menti che da analoghe proporzioni 'Ielle medesime sostanze allumimi odi, amidacea, oleosa, minerale e cellulosa. 00 La pellagra, in tutta la sua gravezza, può generarsi anche in persone, le quali non fecero tampoco uso del grano turco, n quale fatto, perentorio c decisivo nella nostra qm- Stione peli agrogenica, verrà incontrastabilmente dimostrato nel sognonte capitolo V* * i 20 Lo stesso granoturco, profondamente alterato dal Peni- cilìum, non produce fenomeni tossici uè sugli animali nèsul- !'uomo. Di quest’ultima dichiarazione verrò addicendo le pro¬ ve sperimentali da ino istituite. Veramente finche si dica soltanto mais alterato , avariato, tace», sobbollito , marcito, ammuffito, senza una chiara e scientifica descrizione dol concetto e del fatto annesso a questo vaghe parole* torse ci impegneremmo in una discussione equi¬ voca, contro la quale giustamente dovrebhesi ripetere con Lol;e: La massima parte delle quistioni dipende dal non essersi prima intesi bene sul svinificato delle parole. I fatti, esposti vagamente per lo addietro, da ilaflei, poi da Maivari, Sette e Guerreschi, intorno al cosi detto mah alte¬ rato, tanfo da crearne ha teoria pellagrogemcu del mai (sismo, nen sapremmo lume a quale stregua giudicarli, se dell’ Urcdo] della Serraiia , dello Sporisoritm o d’altro. In ogni modo questi parassiti sono innocui. Riguardo poi alla teoria piti esplicita di Malanimi, .ad. db tu da li., ossei, e propugnata da Costallat, abbiamo giu veduta la impossibilità di una alt razione del grano turco, dipendente dallo Sporisorium, la quale, in sua emblematica manifestazione ed assi.luta rarità, fosse adequata per tempo e per luogo alla fre¬ quenza ed estensione della pellagra. Xun mi restava che di raccogliere alla prova sperimentale i campii.ni di grane tureo, i quali offrissero la più profonda al¬ tera.'ine per muffo di TtukVhrm, di Aspergilhts, di acari ed insetti, inaomma tutto quello che può imagìnarsi di mi- i:rotili e microzri. Peri all’iiop.i esaminare almicroscopico, dal valente botanico sig. prof. Saccardo, questi grani profonda¬ rne ni.* alterati ; il quale vi riscontrò :« nessuna traccia di Sjtorisorinm , sì bene molto Fenieillum fflannm , qualche Àspergfflus, la sostanza interne delle cariossidi corrosa è quasi polverizzata per opera dello larve di un lepidottero e di uu coleottero microscopico ». Kra un litro e messo di grano turco alterato, così al mas¬ simo grado, ch’io, coll’aiulo di alcuni colleghi ed amici, potei raccogliere all'Uopo spilluzzicandone qua e là da molti sacrili di mercati diversi. funesta qualità di granoturco guasto pesava otto ettogrammi, dacché la sua gravo alterazione lo rendeva piò leggiero del 21 grano ordinario sano (un litro di melgotto sano pesa sette etto¬ grammi). E di questo grano alterato presi sette ettogrammi (un litro e tre decimi), per esperirlo in un cane; il restante, cioè un ettogrammo (un quinto di litro; 0, 2) da provarlo su di me stesso. ìsc feci ridurre a polvere i sette ettogrammi (litro 1, *>): li impastai cou farina bianca, facendone Irittelle, die ieri cuo¬ cere nello strutto suino. Lasciai che il cane si trovasse ben bene apparecchiato dal digiuno a mangiarle: ed in due giorni le mangiò, colla solita ingordigia canina le prime, fiffl ripu¬ gnanza in fine del pasto. Ne ebbe invero qualche conato di vo¬ mito, ed anche qualche vomito. 5la nuli altro. Ho assaggiate anch’io quelle frittelle : veramente erano disgustose, é fi v-deva la vomì,'ita di un cane o la volontà di uno sperimentatore pei mangiarne. Non mi maravigliai della nausea, arrecatane al povero animale, che ne aveva ingoiato in quantità complessiva (farina di grano turco, ferina di frumento, grasso suino) di piu di mezzo chilogrammo per mattina. ila quanto m'importava di constatare si era se o meno quella grande quantità ili grano turco alterato produceva nell'a¬ nimale alcun fenomeno deleterio. E, dietro una diligente os¬ servatone, assicuro che nessuno se ne produsse: il cane di- portossi in tutto, e per tutte le suo funzioni, come nulla avesse mangiato di nocivo. Lo conservai ben sano e robusto, Imene l’immolai ad altre esperienze, qualche mese più tarai. 11 risultato di questa prova era per me cosà deci sivo e certo che non ebbi menomamente riguardo a ripeterla su di me stesso. Laonde tutto il restante granoturco alterato (come so¬ pra descrissi) lo feci finamente macinare; e di tutta la tarma ottenutane, senza abburattarla cioè $enza nemmeno sceverarne la crusca, feci polenta, mescendovi però anche altrettanto di ferina buona (un altro ettogrammo). La polenta lattane, con due ettogrammi d’acqua, riusci di quattro ettogrammi abbon¬ danti, quasi mezzo chilogrammo. La mangiai io tutta, carnei latte fresco, nella mattina del 30 ottobre in mia famiglia. « verità ora molto cattiva, di un sapore ed odore marcato di muffa, di un colore grigio scuro. Sia (quel che importa) non ne soffrii il menomo inconveniente. 11 mais alterato da Tenicillum, da AspergiUus t ami larve, potrà essere disgustoso (lo so), potrà essere meccanicamente indi? , come la cellulosa, il legnoso, le scorie in genere — ma ha nulla di velenoso. Io ho mangiato in una volta, cioè in tuta colazione, quel supposto veli no , in tutta < fucila quantità, che non sarebbcsi potuto prendere, nelle ordinarie circostanze vittuario, di una famiglia contadina, se non in un mese a dosi ripartite, qnan- d'anco si fosse trattato di usare di un mais guasto. I mperoc¬ ché , tal quale e nei modi eh’ io avevo procurato di racco¬ gliere il grano da nu> « sperimentato sul min cane o su di me, era la cernita fattane su molti succhi. E la polenta nttenuhmo era si cattiva al gusto ed al Vedovato e ripugnante, che scom¬ metto non Li verrà mangiata simile giammai da vermi con¬ tadini!. Riflettendo ai fenomeni, che ri vengono descrìtti dal pro¬ fessor Lombroso in persone cui aveva fatto prendere alcuni grammi dì alcool atura dì mais ammuffito o pochi grammi dello stesso (6), io non saprei altrimenti interpretarli se non come fortuite coincidenze od effetti morali di apprensione negli individui sperimentati. Mi appello a coloro che su di bù stessi fecero prova di sostanze di cui cercavano e insieme temevano V azione tossica. E mi appello a coloro, che, dopo un temuto contatto di inquinamento in fazioso o al tempo delle epidemie, specialmente del eliderà, esageravano o creavano nella loro immaginazione i sintomi forieri della malattia. Porse alcuni dei sintomi riferiti dal prof. Lombroso dipendevano duU'alcool (grammi fi). D'altronde la natura difforme dei medesimi fe¬ nomeni e la mancanza di ogni fenomeno in 1:5 individui (li nella 1“ tabella, 2 nella 2.“) non combinano colla individua¬ lità di una speciale sostanza deleteria, e tanto meno colla individualità sìntomatologica della pellagra. Comunque — che la pellagra non costituisca guari una en¬ demia da alterazione dei cereali, un morbus ctrealis a modo della arrodynin , spero sia per risultare anco più definitiva¬ mente dal seguente capitolo V. La pellagra senta mais mette poi del tutto fuori di combattimento l’ipotesi che il solo granoturco alterato da l'eniciUum produca la pellagra. CAPITOLO V. La pellagra s-.n è rs morbo cereale maitzitico. 23 Quando ima alterazione tossica nella vegetazione dei cereali, o quando la immistione di vegetabili velenosi nei cereali stessi introduce nella alimentazione popolare una malattia ditlitea soi-ra un dato numero di abitanti, abbiamo un morbo cereale K 1 ' esemplò 1’ eroismo, la rcphama, la convulsione cerea** — dalla Segale cornuta, dal Lótìuin temulentum, aal _/.«}»«/i- nus raphanistrum, mescolati ai grani ed alle fanne di segale, di frumento, di orzo. Medesimamente sì elevò a dottrina etwlogiea della pclla-ia la supposizione di uno all trazione tornea del granoturco, di cui certe popolazioni facessero fondamentale usci minano. Questa dottrina pellagrogenica del morbo errale nani:itiro stette in confini indeterminati e vaghi, smoda- Bidardim la concretò nella .a-generazione specifica micetoidea -lui grano turco verderamato {Sporìsorium maydis). E propriamente per ge- nenre una malattia tìpica e eur:.«t.-ri*t!ea, sicom e la pellagra, h, si diversi luoghi e si divèrsi tempi, vuoisi una «ansa Wr fermamente eguale. Incalzato da questo principio logico e dal e cognizioni patoganetie! 0 degli altri morto cereali, Bou* u (m i n di condotto a dichiarare: La pellagra e una malattie 1 specifica) prodotta da causa specifica, e da un agente tossico che è U verdet del mais. E, con lui, l’Accademia di Francia. 0 se anco {-iella dottrina, che ama sempre ravvisare nella ll0U ;; ra im morbo cercale prodotto da Vctophh del mm.s) non b imputabile lo Sponsorhtm, perchè esso presentasi st«or¬ dinariamente raro, però vorrebbe^ ricorrere «d unalted^ aerazione dello stesso granturco, la duale, appo dm, può essere che l’Prato, e la Serralia. 0 il Pemcillum Non entra nella nostra quietarne pellagrogcmea lo ' Scino- tìvm maydis , fungo analogo a quello dello •sprone della * - gale (segale cornuta), perchè questo parassita velenoso dice» bens'i verificabile nella Columbia Americana (sccoiv" le-ulm), ma „ m 5 verifica e non si è verificato giammai sul mais coltivati, in Europa. D'altronde pediagra non bavvi m Amenca, dove ta- vasi lo Sckrotium maydis , e non havvi Sclerohum maydis 24 in Europa, dove trovasi la pellagra. Poi in ogni modo, la ma¬ lattia endemica prodottasi da tale fungo già in altri tempi co.ù miridiosamente nell’Europa, e tal fiata verifica) ài e in piccole proporzioni qua e là anche oggidì, cioè Vergotismo, è abbastanza ■'aratterimta e distinta dalla pellagra. La pellagra quindi nou deriva dallo Scierotium nè del mais, nè d'altri cereali. Or quando eliminiamo razione dello Sclùrotktm sul mais, per generarne un tuorlo cereale maii^Uico, nessun altro ectio- lììo riconosciamo in Europa, che attacchi il mais e clic sia velenoso. Raffrontiamo la nullità d’azione e la dimostrata innocuità, dello Sponsor)am c della Serraiia e dell' /'cedo, e del Pcni- cillnm, anche adoperati in alte dosi negli animali e nell’ uomo, raffrontiamo (dico) la innocuità di questi crittogami parassi¬ tili del mais, cogli effetti deleterii del Loliiin temulentum d-Ila S gale cornuta, ilei Itaphauus, e ci parrà in piena evi¬ denza riinprohiihilità di un meritò ' reale mailsifi< «, ci per¬ suaderemo facil mente che la pelle già non appartiene a questa famiglia di malattie d’intossicazione {morii cereales al ecto- phitibus). E poi, che sorta di veleno maitsitìco è desso questo mai, che ha tanta creanza da rispettare gli agiati ed i ben nudritì — che ha tanta esclusività da colpire solamente i miserabili — che lu tanta predilezione da sciòglierò solamente una o due per¬ sone di una data famiglia, abbenchè tutti gli individui iella medesima famiglia colla medesima polenta io introducano in sé stessi — che ha tanta inamovibilità da non abbandonar più la sua vittima in tutta la sua vita di parecchi anni, dacché la pellagra non dà più addietro, mentre tutti i veleni sono limitati nel tempo e nella loro permanenza entro l’organismo — che ha tanta stravaganza di comunicazione da passare sì per eredità e per generazione, ma non per allattamento?... Io so bene che questo ragionare per analogia d’esclusione non è perentorio e definitivo, tantoché forse si potrebbe op¬ porre , che, mentre tutti gli altri conosciuti voleni non mo¬ strano alcuno di questi stravaganti effetti, perù tuttavia sa¬ rei >b e possibile o almeno non negabile, che appunto il solo veleno maitsitico (ancora sconosciuto!) li produca tutti. Mi fermerò soltanto per un momento a provare in vìa di fatto, elio nella pellagra stanno per verità le cose sopra da 25 me enunciate, contro le quali forse potrebbe muoversi dubbio da taluno. Ma pòscia passerò alla quia tiene pregi ud io tale, ondo lasciando pure in disparte qualsiasi altra argomentazione so- conciaria, resterà dimostrato die la pellagra prodursi senza r uso del mais , cioè elio la pellagra non è assolutamente -un morbo corcale dipendente da Qualsiasi alterazione pio- pria del mais. Ho detto elio la pellagra si comunica per generazione, ma mn pgy allattamento - Intorno all ereditarietà della pel i agi a, quando mai non bastassero i latti già constatati da Sacco, Odoardi, Strambio, Calderini, Zecchim i li ed altri, varrebbe da gfe sola a dimostrarla la accurata memoria del dottor Gemina intorno alla pellagra dei bambini, pubblicata in i N. -Il, o( (1871), della Gazzetta Mal. Hai. Lombardia. 1) altra parto il latte delle donne pellagrose dato ad altri bambini sani, che non sono i loro tìgli, non comunica loro la pellagra, anzi non ne sturba la buona nutrizione e salute. Ho conosciuto io stesso nutrici pellagrose, che allevarono felicemente altrui figliuoli Codesto fatto venne altrettanto con¬ fermato dal mio amico collega sig. dottor Fruii. - Or eoa» mai potrebbe avvenire clic un veleno cosi indomabile, qual sarebbe il pellagrogenico, e si infiltrabile che passa da gene¬ razione a generazione, non potesse poi trovare per tanti meai una vi i d’ emuutorio nella secrezione lattea, una via che d Al¬ tronde è si facile od inevitabile a tutte le sostanze circolanti nifi* 1 plasma sanguigno 7 E si die non solamente il mercuri, ; e il ioduro potassico, ma fin le essenze e le materie coleoai della rabbia, dell’aglio, dell’assenzio, delle cipolle, Jel tfiimalo, degli anisi, delle crucifere, si palesano con tanta facilita c prontezza nella secrezione lattea. , Citerò un latto relativo alla somma facilità, con cui il prin¬ cipio velenoso dei funghi (nella cui famiglia si vorrebbero appunto elencare anche gli ectofiti pellagrogcni) passa du la madre al tìglio per la via dell 1 allattamento. Nell estate del 1SG7 venni frettolosamente addìmandato in Cenate ( luogo di mia dimora nativa, nello vacanze) a soccorrere una fanng m dì cinque individui avvelenati tutti per funghi mgesti. travi tra questi una giovane sposa allattante, ancb’essa con vomito en, teraìgia, convulsioni, perfrigerazione, svenimento, abbattimento di circolo e di forze muscolari. Ed il suo bambino, che nu tro aveva magiato so non il latto materno, osso puro fu preso da vomito, convulsioni, freddo, abbattimento di polsi. Or come una donna pellagrosa dii figli pellagrosi per gene¬ razione, ma non trasfonde il supposto v» lem* pellagrogtniico ai bambini allattati?... Ben io lo credo: appunto pendìi' questo veleno non esiste, e perché invece esisti- una impronta ere¬ ditaria di insufficienza istogenetica. Ho detto con Verga die la pellagra una volta cominciata non dò ì'ìù indietro. — Chi lui osservato i pellagrosi non solamente negli spedali, p -1 turno solit-» di accettazione e di ricovero, m.i assistette, presso le loro case, alla loro vita tra¬ vagliata fra qualche sosta delle stagioni e fra le pervicaci recrudescenze, pur troppo si trova costretto a ero lare con most i diffidenza il rapo davanti alle tanto vantate guarigioni ili aieime tabelle statistiche <>d u ■- tm clinìami, ed ripetere nell'animo sconfortato il fittale aforisma di Verga. Io ' he as¬ sistetti per sedici anni alla funesta e duratura realtà 'lì que¬ sta scena, sopra centinaia e centinaia di pellagrosi carati ed esaminati a domicilio, i> li posso contare sullo diti quei po¬ chi, i quali, cambiando fortunatamente vitto in un modo continuo per cambiato genere ili vita, s-nto veramente guariti dalla pel¬ lagra. E furono sempre e solamente qiud'i die, da contadini o da giornalieri, divennero domestici, o furono ricoverati da ospiz i di incurabili, l'ero tutti coloro, che praticamente conoscono la pellagra, ben sanno , elio non puossi pronunciare la parola guarigione, so non dopo cinque o sd anni di integrità, e con qualche ri¬ serbo anche d"po tanto tempo! Ora. lumi mai un veleno, che stanzi! per anni e per tutta la vita in un organismo, e che anche dopo la apparente sua eli¬ mina -ione o indifferenza di mesi e di mesi, riproduca poi novel¬ lamente ed anche più gravemente i suoi effetti nell’organismo stesso ? Ilo detto che la pellagra colpisce solamente unno lue per¬ sone di una famiglia, la quale pur tutt'intiera mangia la me¬ desima polenta del medesimo granturco. È l'evento ordinario. Ora, se questo gran oturco contiene un veleno cotanto esiziale ed indo inabile (quale duvrehb’essere il supposto veleno pella- grogenico), conio mai avviene, che alcune persone se ne con¬ servano cosi invulnerabili ì Non forse , alloracbè una famiglia 27 si asside ad un desco comune apprestato di funghi^XTne il on-ilsiisi altro cibo avvelenato, non forse lotti qu-i y R risentirne in grado propinato gl. a„a- l 0 Mt e S ttòtigtangnrsi, d» ita Memorie (in- Ili misteriose individuali) o h’'sSS ^costanza elidono per intiero tu alcuni soggetti la 8MCettt vità verso al velino pelìagrogenit.o* . t a Ebbene! in «jutìito caso, abbastanza ipotetico, * ' , . Cile salvaguardi. e,l imnrnnift contro « a .'“•'■""f i C 0 X,Z cor.«™T:^n« guari ine»n.Wl- resici accèirionùl# to* mml ' ' 11* Tm-nSo «Un ™stUui« ... flagrante «Mm set# ,agrn. H». VT^-toU « *•»«» -, ... fauci di cir- erchè non ern in» ; » », non « * »« ” S'3. costenafi Wlrnn.ll nell orgnn ramor „ polente infetta dui .apposto «Imo ' •>; -[■■■■ „ 1 ; llìs0 _ por*»» "»»« W»*i effirlr ” stivi e non |É#to ' c ; '" to' pellagra. del.’» JSS5 * ■» * *- m t stress* *"£ k Sta dolorosa sentenza pur troppa uotì si troveranno senzienti. uno spenale irtiossieaWnlO Ma, se la^agretto (iin ime mdri, i quali man- fft*Vi E? i llrom mangienti dello «toso gnu,.,) Mm S °\ l -vSi- JS5 Non forse, allorché un piatto di Ringhi colpiti dalla pertugia. «, (brine intrise di segalo eor- mX ^\ ■Tl*K B ^touU intingolo avvelenato da un sale ™ ta e forse tuf i quelli, obe se di rame e da un er ^ . )>tl „ stessamente attossicati ì 0 forse” chi sa, chi si incarica, di scernere con tanta scienza il grano colpito lessa sin esclusivamente nociva ai poveri lavo¬ ranti, cd innocua agli agiati ed ai ben pasciuta. Ho bene che anche il morbo cereale colpiva di predilezione la povera gente ilei contado, perchè a questa, più clu- ai ricchi ed ai cittadini, diventava necessita pascersi di ciò che loro porgeva la terra coltivata. Ma, data la ingestione di zizzanie in una famiglia, tutti i membri della medesima no risentivano inevitabilmente o proporzionatamente gli effetti. Non nego che vi possa essere qualche maggioro facilità a che la povera gente mangi dì preferenza il grano avariato, e l"ti meno la gente agiata. Si, pure; come pur si voglia. Ma clic sia cotanto esclusivo pei miserabili questo privilegio, e che un agiato possa con tanta Incile impunità sfuggire alla azione di un ectofito cereale, o di un veleno il gitale non fa nè l'uno nè l’altro ancora conosciuto, ciò mi pare un assurdo. Ben rimpiansi e rimpiango anch’io le frodi che i trafficatovi di granturco possono lare a pregiudizio della salute della po¬ vera gente: ma, pacatamente considerando le conseguenze di queste malizie, non comprendo come possano andare a danno esclusivo del povero agricoltore , che è il primo a raccoglie¬ re per sù la derrata e non piuttosto a danno del cittadino c dell'artigiano e del negoziante, che sono obbligati a com¬ prare su pei mercati o nelle botteghe le granaglie e le farine sulle 'inali si esercitano appunto le frodi commerciali. I sacelli di farina e di melieone, ondo sui mercati e sulle botteghe traggono parte della loro alimentazione i contadini ed i cittadini, gli operai ed i negozianti, ricchio poveri, non sono forse gli stessi?... Perchè dunque la pellagra sarà il re¬ taggio degli agricoltori e dei poveri ? Certamente un altro fat¬ tore essenziale deve concorrere aìl'etiologia pellagrosa oltre il granoturco. Veniamo finalmente all'argomento definitivo, cioè alla pro¬ duzione della pellagra senza mais. Ciò metterà decisamente fuori di combattimento l’ipotesi deH’cscZMsivo maitzismo pel- 29 lagrogenico , qualunque pur siasi la degenerazione del mais, che vogliasi fare scopo di siffatta ipotesi. Sin dal primo comparire della ipotesi Si Zanetti, Guerre¬ schi e Marmi (intorno all;/, derivazione della pellagra dal mais avariato o colpito da zizzanie), lo Sbramino, cioè l’Ippocrate della pellagra, opponeva i fatti di pellagrosi, che non avevano mangiato granturco. Sono le Ilistorùe LX e LA XI del suo primo Annuario fidila pellagra (de pellagra Coj>tu>n Strati i- f/io 1/ D cbservationes in regio pelhigrosorum nosocomio, fart,e' a Gàlendis Jmni , anni 1784, sguernì fìnem unni jf 7 8 5ì (’ui non Inastasse la auto ritti di Stremino, per crederò alla aggiustatezza diagnostica /li pellagra nelle due precitate ossei- razioni (biacche a lt-ussel ed all'Accademia trance» piaequo ckrmareV^'H^. >t01 ‘ P^/re, h pellagre san,a mai* ' ') ne presento i testuali brani seguenti: « ihsloria LX,... Postqua ni tota astate urenti ardore in pianta pedani ita cruciato» faisset, ut piatto m die aqu& fri'ida pedes abluere ei ias ossei, mense septemlm, dui lffitos deambulali, inopinato ab interi iinaiam n eurrere co ictus fuit, Item accidit mense oclobri. Ilyenie autem extie- mltatum mferiornm debilitatem coiiquerebatur. — 1 1 Mense martio, iterum sderotgrbes fesiminlu paroxysmum passus, ner plims lioras pedilms insistere non potuit. Heliqnum eiat, ut extus etiam se prederei morbus; quod evenit mense maio, ,p, r 4 inammiu epidermide in lev.-.- s pi.iinu’.as 1,1,111 "- ; ■ ' ■ ■ cedentibus virium prostratione, mentis confusione, tic «Udori iu» ìttachi'iiiin qn® omnia autunnali non modo, ve rum etiam perdurarani “ sum nmnunm ita cvidenter deturpatala est, ut de pellagra. rrvirlm nuflum amplili suparesset dttbtmn.., "Tutoria LXXV.„. Anno 1769, imunte vere fljU dorso in inanimi® taber», et epidermide spelino : optale autem per" bora» -4 dal&Mii Subacqueolibus anni», pnetcr rem,va- fuit, viiunt- s &rjitó nfttiiDS huiiii cLU'Ut* mekncholicus ad dies ló deliravit ». { Quando Balardini nel congresso scientifico lUl am . • nevi che la pellagra l « />""'» oerealedoeato attiSjwB» ritmi mandili Cipria»; oratrraservara, die ih» lutti «e». 30 db’erano presi da pellagra, si cibavano di granoturco, annove¬ randosene ogni anno da otto a dicci, che di questo cercale non avevano fatto mai uno ... Nella medesima circostanza, anche Mosè Rizzi opponeva elio nella Valtellina si manifestavano casi di pellagra in monta¬ nari, che mangiavano castagne, ma non granoturco. In Toscana, nello Spellalo li S. Lucia, il prof. Morelli os¬ servava, nel decorso ili soli tre semestri, sei pellagrosi, che non avevano mai tatto uso di mais: — * Nell’esame elei pel- « lagrosi, die per tre semestri consecutivi d>bi campo di isti¬ tuire a 8. Lucia, mi occorsero sei casi negativi dì questa « maniera 0 nei quali il morbo non riconosceva in conto al- « cium per causa 1'alimento del mais,.. 0 questi fatti senza « l’azione della causa specifica grano turco si negano, e allora « cessa nella scienza e ne suoi cultori ogni sorta di moralità. « (> si anime!Lmo per veri, e allora viene negata di necessità. « la sua origine specifica ed esclusiva 'lai grano turco >.(La pellagra ne' suoi ragliarti nu dici e sociali, studi del dottor Carlo Morelli, Firenze, 1855 pagina 80-81). E ancora lo stesse Morelli, dieci anni dopo, scrìveva quanto segue: « Generalmente cresce il numero dei casi di pellagrosi « astenuti affatto da queste cibo (mais). Ài non pochi casi di «. questo genero riferiti da noi nei nostri studi, altri pure « possiamo aggiungere* osservati nello spedalo dì 8. Lucia nel « IìnSi'ì, dei quali le istorie furono raccolte dagli ottimi col¬ ti léghi ed amici dott. Chiarini e Turrìni ». (Guida pratica c razionale, alla cani ilei morbi c rondi iddi a pelle del pro¬ cessore ri. Morelli, Firenze, 1805, pag. 512). In Italia, e tant i più nell’ulta Italia, trovar pellagrosi che non abbiano mangiato mai grantouveo, è quasi impossibile, per¬ do- è quasi impossibile trovare agricoltori die non mangino granturco. In Francia non è così generalizzato l’uso alimen¬ tario dot mais : e pertanto si olire più semplificata la circo¬ stanza di questa indagine etologica (1). (1) A tifili; in Aulitili veniva osservata e dcUagliatuiueiiLo ilescntui una I i 11 !• 1 jj 1 ■ h in illusomi* che non uve va turnice > conosciuti* gàmtmìii il ^rmio- t u r ri t \ 11 5 * i > fi -li iteli e r \ o ( De ì n j> e l lag > c l c, Tn £ s e i n a ug *< ra h r d t: strm bau rg t 1838). Que-ti.» Autore {il dottor De-Btu'htfrie) il quale 4andrò mi tlituonii ili Contai!timi in qualità ili malico militare, vi-li? e constatò la pellagra iwgJi aiutami della valle 'li Ba Mesag e nelle prigioni di Aiu e Iley, D'ai- 31 Osservazioni di pellagra senza «mis sono dottogliataìiy «ite riferite da vari! auturi 1 rance* - da UiWrt {Rea m i loto ,i'i Deverrie ( (rasetic des hopilaax dicale , 1842 , jmUet ), «u wero? v 18-13, iuillete Gasate de* l pdau^ 1 L,\^-■<<-■), ? «?«**«* des hópitaux, 1852), da B.pierei (l *» »< 1850 pag. 410), da Marotte (Gto*#« des h-pi/aa.r, h a ), ...... 59 S ,U Cahcn e Bayer {Carette des Mpitaux, 1845), fnPariei) da Brngfcro de La Motte, nel dipartimento del- te w*» ». w*J** * **«.» Mm-dllp (fra^f/e ]iopitaitx y 1858)* u , ira,, te ««» «Whfc W». «H* * Mill (a podagra, e vo M «o» feto e®»»» U llruxm de li isrnont, no nmva leffitnio "" np “••_ • . .mirini’ -li Francis, riferendo eaiandio »n di vo - ctUe maUtdie, par A. M ìllemin, Paris, 1847, Observation I). c Vìn.-m ■/ i \ 13. Onesta aornia. n mi» .. . , . a SHU^fgr ino» egli ci wkm te *» J.^,’imf t V riiul' rrritonoo Tiniist. omervmo lo »)Uwo •*»'"” 00» laro oU —o l o olooo. Co- «.,«pota»» J., „„.,., tanto te ite 00. luunque, uno dei taal Jl ' ‘ avveniva in persona cui cutàUsm àiaeu««iie a dal «uddeiw Da-Bachene , il mais ora pcrsìtio sconosciuto. ni lo quali si alteri) di muore, allorché tutto ad un tratto o contemporaneamente, si il dorso 'Ielle mani, si la faccia e la parte superiore del collo, le vennero presi da rossore con leg¬ giera gonfiezza, alla quale, nei primi giorni, assi «dossi senso di bruciore. Non si lece su detto parti veruna sorta di esala¬ zione sierosa. Pochi giorni dopo Tappamene di questo eritema, l'amma¬ lala senza aver commesso venni disordine dietetico, fu presa da una diarrea, die dava quattro, cinque scariche al giorno e di cui non s"- liberati. Per 1" avanti essa aveva provato già uno spossamento straor¬ dinario alle gambe. Dopo la comparsa della diarrea, aunien- toSsi quella lassitudine il camminare diventò difficile , e la ammalata lilialmente fu obbligata a guardare il letto. Erosi manifestata egualmente ima debolezza allo estremità superiori, ma in minore grado. I meitnji, che dovevano capitare addi 1 1 di dotto mese, ap¬ parvero col giorno 4. Giammai, dacché essa crasi addetta all*esercizio del suo mestieri), ci-»ò da una ventina d'anni, non aveva p itilo veruna affezione cutanea. Al suo entrare indio spedale, essa presenta lo stato seguente : hi pelle dell t superficie, dorsale 1 delle due mani offro una tinta rossa pallida, ed altresì uno stato eli secchezza s di aspredino come quello di carta pecora. Vi si distinguono tante scagliette formate dall'epidermide dissociata ed iti parte sollevata. Questo eritema termina bruscamente ai nodelli con una linea ben re¬ cisa, ii'una tinta rossa, più viva che quella del resto della mano. Desso vien limi Luto nella stressa guisa alla medesima altezza da ambi i lati. Non havvi prurito sulle regioni affette, comi' vo n'ha nel lichene : non v' ha alcuno stillicidio, corno nell'eczema. Viene constatato un eguale stato, benché mono pronunciato alla pelle della fronte -, il lobulo del naso è talmente rado a toccarlo, die pare tutto coperto d’asprezze. Le gambe e le braccia, assai smagrite al dire dell’ammalata., presentano e Betti vilmente un certo grado d’emaeiazione insieme ad una grande floscezza dei tessuti. Vi si distinguono, tanto alla faccia esterna elio alla fascia interna, alcune macchietto 33 Muto pallide, che non iscompaicno sotto alla pressione dello %«„ tea, si riscontrano le gengive RW«, &°- «e e Snaie da ». Ira,aia ter fin riva «M*** .ImpaMata. dar® sete 'R gsa ha il ventre assai teso» poco sensibile al tatti-, pareccint '1i« «re tST* ii",|>i t, ■ «rimici’addo non vi Wmm Tilt, cuore som, nomali: essi trasmetto™ alle duo , r A frequenta, ima tesi; suono r*>p ird ^ no debole I voce Leggiermente velata dopo il cominciar “SiTdl, "a, nminar «. *-*£*'*tì£ tM T ts£f?ss." 5f»r - men ^. * «prntiit '1 sn vertebra, perverfcfthra, lungo, la sputa, pressione, esercitat i su v > . ,i mina nròTa e tratto non dà dolore. l).i pacchi anni queste donna piova a tratto dei crampi ai polpacci. il7jnn0 d c0Q - T’ivv non diffonderci troppo in iinesu osserva»» UXr * i. i «.a /i; m> sumero 1" ■ircostanzo le $1 mtero^nti. té rf -inrnn). Setto l’ inlluerua « traltamenlo JBmfiJSZ di°riso , ginl '!"> ditello. vliitol. «nudato, tediami, sii arrestata. Uguale «tatoff LTjìS^ i fece ,m» Addi 28. Il rossore diventò assai piu f lulIt ’ S1 ™ . u 3JSL753B» inferìori ““ pre ““ "lui', a. ITte* »"* - * X S2S^ US^S «WST éf rlTcritcmate in questo MH « •«* appella : ó diminuita la diarrea. (Lo stesso trattamento). Ijjxsafìft- 84 A-Mi 10. Lungo la giornata, la donna provò dei bulordoaL Sei dtìjtóiÓBi. Essa non accusa venm dolore. Coiny-leta ano- ressia. AiIdi 12. Ricompaiono le vertigini. La diarrea continua. Addi 11, Jori Miliersi otto scariche. La progressione e un po'meti - stentata cln* non era prima. La faccia conserva la .'Sin’ grassezza e il suo coloriti.in iato. L’aureola rossa del Dolili", assai pronunciata,ieri, si scorge appena in oggi. L' esiligli azione continua sul dorso dello mani. con questa circostanza rimarchevole, - !i>- ad onta delle ripetute lavature le lamelle epidermiche sono d* tm grigio nerastro lucido. Sul dorso -mi li'■■<■‘11'' liaiino\'ì diversi solchi trasversali, più pro- «unciati che non allo stato normale. Addi ir». Al nodelli.* distro, Veritema trami ancora limi¬ tino da una striscia ondeggiata viva, nettamente tracciata, larg ì da 0“, 001 a 0“. OOfV, e obliquameli'-; diretta dal basso in alt -, i■ dal cubito verso al radio, A sinistra il limite non e c-'i re-is >. L'eritema va a terminarsi in parecchie faldette oblique e parai olle. 1. ' diarrea continui: (da tre a (durine scariche al di). Li forza e-miincia u ritornare alle estremitìi inferiori (Po¬ ri t» ■ lumia ti izzaitàj vino di Iìagnols, 50 grammi al dì : bagno; una razione). A idi 1S. La superficie il-ironie delle due mani è in gran parte settata della vecchia epidermide, che forma, nei dintorni o\v ptu'si.-de, dell • pìccole «‘aglio dì una discreta rotondità, gru risi re. La pelle de] odi mi alatasi è bianca, liscia, lucente. L i diarrea persiste. Le gengive sono raen rosse e im.*n gonfie. (i 1 '-l'ione hiuilanizzala ; vino di lLignoR bagno giornalmente). A - Idi 20. Le dita cominciano egualmente a farsi bianche*, urh- Si. inno c mi ■ mi aspetto infarinato. 1 solchi normali dulia loro super li eie dorsale sembrano più profondi che allo stato ali tua)e. L.i zona rossa dei nodelli non si è più offerta già da qualche giorno. Addi 22. II colorito bianco si è pronunciato d’ avvantaggio su tutto il dorso delle numi, le cui pieghette pajon come iu- saleggiate. La progressione si Li i '.midi voti discreta sicurezza. La diarrea persiste, poco abbondante. Lo stato generale bus¬ sai Soddisfacente, e la malata, che insiste per uscire, vico dimessa dallo spedale. 35 Siam venuti a sapere ch’essa esercita ancora U suo mestiere di mereiai noia (febbraio 1847) ; ma noi non potemmo \ vi dimorava por sm set- delb cura, esso et wo \ ^ debolezza alle SeS anche le inaili. La tote superficie domato g . f 6n Sii dì irritazione eransi vivo. In capo a nmudicr «io. ni iW ^ g vecchio dimmu'.ti; topi aggiunge 11 .. . t r ( . non lia mangiato «F* s!.;'«ii la db** il *m gwmccH de g eco h.r . . s[at0 , nl4 . u pelle del ? tr ° “ t, ,5 *», somigliante a Je®meW! essa V la sede d-mta.dMgtummjata» «“ l Starnici». egua lmente gonfia, e la lia. La parte nunioie dell». , . » Anoressia, lingua pelle no l f 0 tre scari.-ho al «toro.» : ventre «...Ita, lassitudine gcacralc : J. ^ fermo) . manto e mal “«““j? ^mta vertebrale; ntami doloro alta «*“» ew-j .£‘JfcM malato, amami ramer. nnor- 530»^ (Bugno ; giulobbo diacodio; vm. * Bogoota. a» ■ “J“°gta proci eia,,nc o rei bagni. *» 3 t« »! delle mani A teMM*» .musi 2t»*5Sn, palli moine. Il vecchio, il cui STg^atT^ soddisfacente. taci, l'ospedale. 36 Essendoci condotti al suo domicilio , nel rae 3 e di gennaio scorso, per avere informazioni sul di luì stalo di salute dopo la sufi uscita dalla Chanté, lumino assicurati clic appena tor¬ nato a casa aveva perduto la saluto ; gli si erano gonfiate I e gambe5 Pinceseo ara tornato incerto; il malato decadeva som- pro piu : gli sopravvenne un uscite, elio lo travolse ben tosto alla tomba ». Ossy j vuzìottc ITT. {liandonzy, De in pelìdfjye spoyridì- unr; . I >rìdve$ généralÈsde Mééeeine; 1860 * juillet. — fo ia prima delle osservazioni -li questa memoria del‘prof.Landoiizy). D-'iiiu di 7 'i anni, oriomla di Smnmery'(Piarne), non man¬ gi;, iu vita sua granò turco. Godette Mona saluto fino al Is 11 ciob fin - ai 60 anni. A quest’epoca,/senza cause notevoli, incolse: in c-faleo, insonnia, anoressie, vomiti, costipazione, lassezza generale. Indcb.ilimuntò gradualo, frequenti vertigini, aumento graduati- dei disturbi digestivi, rtìanifésfentisi con afte, con anoressia ... alternative di diarrea e costipazione. Tutti questi sintomi si fanno ogni anno più intensi dal febbraio 0 dal marzo fino al giugno od al luglio. I/& paziente continui}, malgrado tali incomodi, a servire per 6 anni due vecchi, presso cui si trovava da ben 47 anni come domestica, bri anno dopi la loro marie, dato fondo ad ogni risi-ii1111 i’ 1 . fece iit-oii-i al proprio paese, dove visse -lue anni nella li strettezza. Presa dalla demenza e dalla paralisi negli ultimi quattro mesi, entrò nH'Hòtei Dieu di Remisi nel servizio di M. I Jlin _ doiizy, il 4 luglio 1861. (Ili interni -.ella clinica, man lati a S-nomery, vqrifii ar-mo che questa d-.-miu, lu-nclie vivessi- nell t miserili, mangiava il medesimo pane degli abitanti del villaggio, presso il le constatarono essere il mais assolutamente sconosciuto. Cachessia pruiiuii.iuìa, bocca scorbutica, forti disturbi -Ielle funzioni digestive, demenza; paresi delle membra pelviche; eri- teina terreo circoscritto al dorso delle mani e terminalo bru¬ sca mente al polso, epidermide secca 0 sfogliati tesi a piccole scaglie al dòrso della mano, più callose e grosse in corrispon¬ denza alle articolazioni delle dita, pelle rosea e screpolata sotto le squame, unghie molli e deformi, agitazione, divagazioni; in¬ sonnia, anorrcssia, costipazione, escara gangrenosa al sacro, re- 37 sipola il al sacro fino alla regione cervicale. Morte addì 31 lu- gli.i 183 L. — Autossia. Qualelie tubercolo crudo, alcuni Suppu¬ rata altri cretacei, all’apice dei -lue polmoni : pneumonite ipo- statica. Uammollimento gelatiinforme del grande cut-di-sacoo dello stomaco; due ulceri imi mezzo di 3 millimetri; mucosa rosso-carica e sviluppo considerevole dei follicoli isolata al di- giunu, follicoli confluenti all’ileo, piastre ] mie al «il sopra del cieco. Utero bicorno* Ingorgo dei seui cerebrali; cervello normale. Rammollimento manifesto del midollo alla regione lombare. , „ Lo mani cooserv&Uì ila M* liiuulou&y* gobio tipo ili ì pellagroso, vennero presentate all 7 Accademia di Medicina e deposte, runa al Mosco ftupuytrcn, l’altra al Museo della Scuola di lteims. » Osservazione J V. - (fc 1’ osservazione seconda dell' opera sopra citata di Landouzy ). bornia di m anni, tessitrice, 8 Samt-Ktiemu* (Marne), che nem m.ingiù mai grami turco. Costituzioni' tolte, allegrezza abituale, buona salute fino ai 39 anni. iv..il • nrimurcra del 1343, senza causa rimarchevole. tristezza, accessi violenti .li «M. l'nrio» por .1». or,, .li tratto i„ tratto accessi meno violi uri. durante i Quali la inalata gridava al fuoco! credendo scorgere ancora un bambino '-li ebbe a ve¬ dere in pericolo d'essere divorato dalle fiamme qualche mese prima. Parecchie fiate fuggiva verso la rivieni" versoli mare dove si sarebbe affogata, se a temi" non le giungeva soccorso. Tutti questi disordini CCS irono colla fine di giugno, e per nove anni di seguito ricomparvero alla primavera e regolar¬ mente finivano in giugno od in luglio, lasciando dietro afe lina profonda melaneolk, ma senza pazzia, senza dover smettere il proprio lavoro e senza alcun disordine delle lunzmni di- ^ hi marzo 1852 ricomparvero gli stessi accidenti e con essi un eritema sqnammóso delle mani e del collo, non per anco osservato nè dalla paziente nè dagli altri. Tormentala di con¬ tinuo da idee di suicidio » e suicidio unicamente per piega¬ mento, fu condotta durante un accesso di pazzia mia l lmi ^ di Uidms il 30 luglio 1852. Tutti i sintomi i piu caratteristici della pellagra vi erano manifesti eccetto la cachessia e gli sconcerti delle funzioni digestive. Le si fecero bagni generali, si combattè la costipazione, e l'ammalata abbandoni) lo spe¬ dale il 27 novembre apparentemente guarita, con buona dige¬ stioni?, ragionando a dovere ma con paresi delle estremiti! in¬ feriori. Mei mese di aprilo 1853 spossatezza, vertigini: scorbuto OTale (i gengivale: eritema al dorso delle mani, appariscente solo per la rughe e pel color brano della pelle, per le squame ègi- dermiclie e per piastre di pelle assottiglilita, rosea secca e screpolata. La malata ad inchiesta di M. L&tìdóuzy si fermò allu sp dale per esservi esaminata , dal 22 al -7 luglio, e si verificò qualmente apparissero in questo, come negli alt ri anni, tutti i fenomeni costitutivi della pellagra, ma in grado minoro. Passarono discretamente rautunno e la prima parte dell'in- vorno : anzi parve ritornassero 1’,allegria ed il benessere ge¬ nerale , quando sullo scorcio di gennaio vennero in isOena al¬ cuno vertigini, accompagnate da generali! indebolimento e da qualche accesso ili pazzia. Il 12 marito 1854 ritornò allo spe¬ dala con tutti gli accidenti periodici assai pronunciati o con edema quasi generale. Eritema pellagroso dei più caratteristici alle mani, investendo lo dita come un guanto ; identico eritema, ma meno intenso, a! collo : d-di rio continuo; prostrazione rapida, progressiva. Qualche traccia d'albumina nello urine. Morte il li marzo. Ne oroscopia* — Ninna emaciuzionc. Forte injozione di parte della mucosa dello stomaco; verso la parte media del gran cui- li-sacco a 15 cent imeni ri del cardias, due ulceri con bordi a picco, lunghe 1 centimetro e larghe 2. Viva injezione del piloro tino alla line del digiuno. molte piastre. La Sostanza cerebrale pare rammollita, giacché non si può, senza lacerarla, staccarne qualche millimetro della pia-madre. 11 midollo è notevolmente rammollito, ed esce spappolato ap¬ pena se ne apre lo speco; il rammollimento è peno mani¬ festo olln parte inferiore. Lo .hi equina pare in istato sano. Le numi per domanda di M. Landouzy furetto conservate e deporto l’ima al Museo di Reims, l'altra al Muse, di Parigi, come modello di queir esantema pellagroso, chiamato penna d’oca ». V 39 Osserrazione V . — (fe Vo^ervaziom- («w *leH*0[ en sopra citata di Landoozy). nj u \ a. mìci- « Donna rii 62 anni, nata a Conoontreuil (Marne , lUnuu liat -1 «la r,0 anni a Vitrv-le^ltcim?. giornaliera^ a f . ,n T «<•*« g™»‘« àhh di turco. Buona salute tìno alla pnniav.ra MWU anando le apparve lo scorbuto, che scemi) m fiatate, Sparve neU’inverno * por ritornare ogni anno alla primavera con defeo- levn e perdita il’ appetito, come ella si esprimevi. Mh primavera M 1850 amarti lo scorbatocon mago « » dilli.-da della nusticarione. h» maggioro la m.i inuiraa allentata aaeh. da domatiti dispiacer.; M p - - 3 i a(f cr ril varnm. questi disturbi con comparsa di WRlgH» . 1 £2£” vistaad ogni votaci» si esponeva al solo; rmm ed alludnn/ioui frequenti, diarrea. In rapo a 4M **W* remissione graduata, ritorno delle Ionie. _ In gennaio 1853. improvvisa emiplegia, ine mpMa. ■ M Uj « liiiistii- « he non la toglie dii lavori dei campi : OOjft d«k *“J» STI.» data rateala di gnorri in aa i-r», In oprilo anoressia vomiti. diarrea ostinata. Quando nceoglierse riS do»™ ,m svaso di vivo teacivr» all- .nani, do»». gLtaJnto doli! polle, ohe si esste a ca d» Lo a quindici giorni. ta ammalala mdebol.ta. a a . di-innle di maggio e di giugno senza uscire dalla stanza, i» dl P. ’ ,,iài r. luglio 1853. L’interno. >1. Crdveau, 22*S« « n» t principali f» an ni pr.4»aIM* SSiC im.;*t.» Ja i. peno « ■■ v eiinienuatft dal professore Land..uzv, Fawaa è 1 ...li,. rutrosn, di un color sporco, simile « l ' llU '• ' ideata da fessuro fi no ai polsi: pelle lucente c Ma : *»' ’ Mio .limine dio so ao disi secai»: sancire rosse e inn ? oso, n i scalcati, demi laaglù degli animi, i.iap- risposte lente, precìse» ^ .. JTrr ,n no In sulla line di agosto la diarrea c la delndc/'..i SB» aumento V appetito, e 1' ammteUtete MgW^ , ^ 1/11 ; “rei’dom « rV por variacare venne spedito da M. lianaousj , • ■ „ ms da tre* Zto ,ii questa donna. Passi V inverno l,miis-.mo, tal da te settimane si 6 fatta malinconica, prova di tratto in iratt 40 bagliori, le si oil'tisca la vista sotto l'azione ilei sole. Mani allo stalo naturale, ma vi accusa ili*, una settimana ilei cociore. Il l(i maggio L8H M. Landouzv rivido l'ammalata ; idee nette ina tristi; tentennano i denti superiori; caduti tutti gli inferiori durante l'inverno ; appetito assai buono, ili- gestioni assai facili, pelle della regione dorsale dello mani rosea <■ s<'reputata, sipummosa solo in corrispondenza alle ar¬ ticolazioni metacarpo-falangee. I! -.Si aprile ISiili il dott. La- motto di Witry si portò a visitare questa donna per comple¬ tare l'osservazione, e eoustatò die dopo il 1804 la salme con¬ tinuò buona, e die piu non ricomparve venni segno di pel¬ lagra. » <)&• n a:ÌQ>t< 17. (li russervazione quinta dellVipera sopra citata di Landom.y). « Donno di 17 anni li Bourancourt (Marne) giornaliera, non pi eiltò mai di gran" turco, C"slituzinno robusta, salute buona fiso alla primavera dol 1840 n«*l qual tempo ebbe per la prima volta 'peiIelle disordini 1 doli 1 intelligenza, in un ad n i eritema terreo e squamai oso di'lio inani. Dèi dieci anni, simili sconcerti ricoinparvern invariabilmente ugni primavera, sempre più in- tensi, ma senza obese restasse traccia aelVisverso. In questo anno i sintomi furono più pronunciati dell’ordinario, e 1’ nm- tredat i ricoverò allo spedale nel servizio di .M. I.undonzy i! 21 giugno ls.v.i in proibì a delirili furmso. rhe ebbe principio solo il di avanti. Polso a 110, insonnia, smanie violenti contro i religiosi; qualche appetito, sete ardente, diarrea profusi! da sei mesi, colore grigiastro del d sserviizione settimi i dell'opera sopra citata di Landouzy). (!hmmettu di 12 anni, giornaliera di Cumicres (Marne) non mestruata, di meschina costituzione, di salute ognora cagione* vote non fece mai uso di grano turco. Verso il 15 d'aprile 1850, 1- presa da dolori addominali sus¬ seguiti da diarrea, che non ha più cessato : non si togli® paté dai propri lavori. In detta epoca e per la prima volta la polle delle mani prende una tinta grigia, e si sfoglia a piccole sca- glio, Lm'ìlurIq allo scoperto la pelle &'ud rosso vivo e lucente. Entro Irò torsi tjvu?^lo eritema a'Idi venne pili infenso a tre dif¬ ferenti epoche, restando ad ogni volta sostituito eia un color ros R» della pelle. Neppure il minimo disordine intellettuale, I fratelli e la sorella deiramnialata che sì danno ai mede¬ simi lavori nelle vigne* non offrono nulla alle mani, Mntra nella clinica di M, Lamlouzy il 15) luglio 1850* In- 42 ik-boliraento generale, dituagramento, pelle e mucose pallide; si mantiene l’appetito, Hiirrea, rantoli sotto-crepitanti agli apici polmonali, respirazione aspra e prolungata, suflìo sistolico, eritema terreo della l’accia dorsale delle mani precisamente limitato ai polsi, eoa isole di pelle rosea lucente, contorniate ..ne cadenti. — IHmjnim. Tisi p dm oliare doppia com¬ plicata a pellagra esordiente. Indebolimento progressivo, au¬ mentai" dalla diarrea, sudori colliquativi, lebbre etica. Morte il 1 etti'iubre. — . Iwfossf’rt. Cervello norm - le, midollo spinali* notevolmente rammollito, mucosa intestili de inspessita e gonfia iti special modi» verso il cieco; tubercoli nei polmoni, nel le¬ gato o nel mesenterio ». (i.wrrngìo)u • IX. — U* la deci»,a osservazione dell’opera sopra citata di Landòuzy). « Uomo di 72 anni, carrettiere nutoaHcims, non si allon¬ tanò mai dal dipartimento della Marne, S' 1 si eccettuano tre mesi che fu ned Belgio. Sedette buona salute fino ai 50 anni: dopo la qual epoca provò fatiche, privazioni, deperimento della costituzione, Con¬ dotto alla prigione centrale di Leo.- il 22 dicembre 1353, vi durò in una inalinomiiu e in un assoluto volontario isolamento fino al ;|n n ovei libre 1 ■■ V.i, giorno in cui entri» neirinfermeria. Quivi presentò (come dallo note inviat i a Lan louxy dal pro¬ fessi .re Fornisse) un indebolimento generato, un'estrema pro¬ stra «ione , una ostinata diarrea, edema alle estremità, eritema terreo ; Ile mani ed alla fronte od alle orecchie. A qualunque domanda gli venga fatta, l'amnnlato dà questa sola ed inva¬ riabile risposta: ì'oi sirte troppo In otto spi. dottori’. Lasciato libero il 3 marzo l"nn. parte solo e risanato: ma giunto allo scalo di Eeims, trovasi in tale stato di prostra¬ zione, elio viene trasportato allo spedale, dove passa alla cli¬ nica dei prof. Landouzy. Presenta eritema al dorso delle mani, color rosso carico in alcuni punti, in altri grigio terreo, macchie eccbimotìcbe da 1 a I centim. snll’antibraccio appena sopra i polsi. Eritema di e guai natura alla faccia ed al collo ed ai piedi. Dimagramento ed abbattimento considerevoli, somma malinconia ; tardo a parlare; risposte difficili, lente, e solo dopo replicate domande. Anorrcssia, qualche diarrea,.sof¬ fio sistolico; ed-ma della faccia, doll'aulibfaccio o (ielle gambe 43 senza traccia di alhummuria. — Diagli - Pellagra. - Pro¬ gnosi : Morte vicina. — Mèi di susseguenti aumenta l'eritema alle mani, con m inflitti avanzi il di ma gran lento : la diarrea si sospende il 1 aprile. Morte, il ■">. — SHeione: Cervello e midollo di consistenza normale, spandimeli lo siero-purulento nella pleura sinistra, mucosa intestinole rammollita, milza i per troll a. Osse.rvnzium X. — (E l'osso rvaziono mócci ma dell'opera sopra citata di Laudouzy). « Uomo di ili anni, di Kritns, giornalieri, ognora ben nu¬ trito. o elio non si oibò mai di grano tureo : entra nella cli¬ nica il 29 luglio 1859, in causa di un eritema doloroso delle mani e dei piedi, comparso lo scorso marzo, diminuito in capo ad un mese c ricomparso circa la metti di giugno. Oltre l'eritema pellagroso delle mani, dei piedi e della faccia, si osserva un leggier edema alle estremità senza presenza di albumina. Da nudici anni un tale ori tenni riappare ciascuna primavera con bulimia, facilità alla diarrea. In quanto a sin¬ tomi nervosi, non altro si notò che una somma malinconia, qualche momentaneo vaneggiamento, perdita della memoiia, senza mania, senza idee di suicìdio. 1/ ammalato fa bagni solforosi, prende un vitto ristorante ed esce dallo spedale ben riavuto il 7 ago3to. Consumò l’in- verno, come già faceva da 12 anni, accanto al fuoco, ,ilutando la sito liglùi nelle varie bisogna di casa. l/s moggio 1830, costui ritorna all’ ospitale. e dice qual¬ mente da circa tre settim aie- In sue mani (.Immisero roa«n ed jn seguito aumentasse sempre più un tal rossore. Alla visita, rari tema, o per meglio dire la risi poti pare giunta all apice d'intensità ; occupa tutta la faccia don» le della mano. air>- standosi al polso; la pressione, per quanto leggera. •• ■ -trema- menti.- dolorosa. Nuli’altro di vimarchevolo ai piedi, >' L tògli una certa grossezza della pelle- L’ammalato non presta la minima attenzione alle persone che gli st ilino atmrn», restando indifferente a tutto ché si compia intorno a sfe: ad ogni domanda che gli sì faccia, non rispon-lc die con dei sì (Qui). L' unico sconcerto che si notò nelle funzioni digestive è un appetito vorace, che non essere saziato. 44 M. Laudouzy, uv vevtiL» > da noi la mattina, si porli' ini me¬ diai a munte presso 1' ammalato, l’esamina attentameli Lo, c ri¬ conferma quanto venne da noi osservato, calcando sull'inte¬ resse del presente caso, elle ci aveva già fatto considerare l'anno avanti nello stato di desquamili azione del l’eritema, e che ura possiamo vedere in sulla fine deli' esacerbai odo pri¬ maveri le. A l un'ora cirro di mattina, X.... si alza senza alani biso¬ gno , e si aggira per tutta la sala. L’esorto a coricarsi, ma egli si rifiuta dicendo aver ceduto qualcuno nel proprio letto. Continua a passeggiare, e non s'induco a mettersi a letto elio da li a mezz’ora. Il 9 e io, diminuzione dell’esantema-, distacco dell’epider¬ mide svito forma di piccolo scaglie, in vani luoghi, dolore sce, imito sotto alla pressione; pigrizia e svogliatezza abitualo; continua fame canina. L* 11, rossore alle mani ancora diminuito; l’urite ma a [diviene sempre più scolorato: continua l’tófogl fazione : scema Sempre più ('intelligenza. La 3'-ra, il nostro paziente è in preda a violento delirio, per cui si rinchiude in apposita stanza e si assicura colla camicia di forza. All’ indomani è più calmo, ahbenthc tormentato lungo la giornata. Ila continue allucinazioni ; crede vedere grati numero di sorci sul suo letto; purgli il pavimento sparso di grande quantità di cape gli : crede uscire suoni spaventosi dalle vicino siile. K estremamente tibimtfcuto, pare piombato nella più pro¬ fonda malinconia, e grida ad alta voce che non tarderà guari a morire. Passando nella sala un el.il chiama u gli domanda, se sappia il giorno in cui dovrà ussero sotterrato. Verso il mezzodì rialza: incontratosi nella religiosa di ser¬ vizio, iu dice andarsene por ritornare alla propria casa. Più tardi fi imi meliti; si determina a coricarsi. Il delirio cessa in allora (ore cinque di sera). Aveva avuto principio i! dì prima verso alla medesima ora, nè più ritornò in seguito. Nulla di notevole dal 12 al 2Ó maggio. L’ammalato è me» I anco nico, taciturno, e cerca di star solo. L’epi dormi de conti¬ nua ad esfogli irsi. lasciando a nudo una superficie di un bel coler roseo. Appetito sempre uguale. 45 Il 26 e 27, edema alle estremità inferiori, senza albumina aelli* u n n o* il 5 giugno, lascia l’ospitale e fa ritorno a piedi a Mli-my ove dimorava da due anni. . II H. IL Landouzy, recatosi a visitarti, Yehhr a ritrovavo uri campi, colle mani nascoste sotto la blonse dicendo die u sole lo trafiggeva come con tanti spilli. La pelle, elm all u- scita dolio spedale era r-sca, b tornata rossa e risi pel atosa .la parecchi giorni Come pure da più giorni la diarrea. Non ha però notevole prostrazione, e 1‘ appetito si mantiene ancora vorace. » Ossermiitme XI. - (fe la osservazione di IJrugidmt de la Motte, Gasrtte (Ics hòpitaux, juillet 1844). « !). una di 54 anni, operaja , nata nel dipartimento del- T Allier. dove si occupò ne lavori ; mal nutrita, ir u mangio mai grano turco. In Tintorio ]3ll le comparve eritema coll squame e s.iepn- latnre afri*» ed alle parti eSpOSfc «T aria. Nella pnmav, W » 1S42 il medesimo eritema. Nella primavera del184310 «tesso eritema più pronunciato sulle dila ; grande debolezza, insonnia, di Montlucon in ubo stato di idiotismo. Muli i— -■ gno 1844. » ‘ Osservazione XII. - <È una osservazione di Devergte, Smnré de fa Socidé Mèdica!e, 18;>2 ? avvìi, Ih « Uomo di 34 anni, carrettiere, d i buona costituzione fisica, ben nutrito, olio non ha mai mangiato irran.- turco: essen mi addormentato sul suo carro sotto i raggi del sole, a svegliò come ubbriaco, W *«li«** ed in agitaKioTie. All indomani la sua faccia era rossa e gonfia. Don*, quindici giorni di estrema debolezza d anon^u i di diarrea rie .ver- alio snodale Samt Louis, nel sem/n. di M. TDevorgie (15 loglio 1848). Facdà rossa, agitazione coreica* dolorai dnrs .,1 dorso delle inani di «K ceto hnmo rostro, sporco, increspata, simile a carta pecora. Bagni di.&equeate, rouvulcsc^iiZii rupiuu# . _ 4 Per sette anni alla primavera ritornò a Sant Louis coi me¬ desimi fenomeni un po’ più gravi, e ne partiva prontamente guarito. * 46 Ritornato all'ospedale addi 17 gennaio 1850, si osserva un notevole aggravamento; torte diarrea, tremori dolorosi lun¬ ghesso la spina, abbattimento generale, allucinazioni, visioni , lipemania, tendenza al su iddio. Lascia 1* ospitale apparente*» mente migliorato addi 10 febbraio successivo. Osservazióne XII!. — (Altra osservazione di Devcrgie, come sopra). « l'omo di venticinque anni, carrettiere di La Vili-tU*, in favorevoli condizioni igieniche, non ebbe mai u cibarsi di grano turco. Eritema ad anno duo le guaueie nella primavera del 1845: malessere, inappetenza, spossatezza generale. (( un rigionc sul finire del là'state, lodevole salute per tutti- rinvenni. Uguale eritema, identici sintomi generali alla primavera del 1846. IL medesimo eritema, ma meno pronunciai» nel giugno 1847 e sempre circoscritt» alle solo gtianrio ; sintomi generali d’as¬ sai diminuiti, stupore, malinconia, vertigini, dolori dorsali, in¬ cesso barcollante, gonidi e diarrea, lisce daU'ospitale guarito il 10 del susseguente luglio ». Osservasione XIV. (il una osservazione di Marette: So- chi)* medicali' tbs hóyUaiu; do Tetris, 15 nov\ 1 1 ). « Vecchio militare, di 52 anni, dimorante a l'ari gì da 20 anni, non si uìminutò mai ili grano turco. In sulla fino di aprile offre cefalalgia, vertigini, perdita di memoria, piastre eritematose sulle mani. Licenziato dal suo padrone quii pizzo, è restretto a vivere di pan bigie, perde tosto l’appetito: lo coglie la diarrea con tutti i sìntomi di una Porto lipemania. Ricoverato alle spedale Sainta Marguerite il 25 giugno, si offro nel seguente stato : integrità dei sensi, malinconia, faccia rossa, uccido stravolto, debolezza degli arti, vomiti, diarrea} eritema in parte scolorato, pelle a guisa di pergamena «li un color rus>" di rame, senza esfogliazione. Esce dallo spe¬ dale dopo sei settimane, non rimanendogli ohe un po’di debo¬ lezza nello gambe. L'anno avanti, il suddetto ammalato aveva chiesto consiglio a M. Marotte per analoghi disturbi, parò meno tòrti », Osscrvasione XV. — (Altra osservazione di Marotte). « Donna di (iiì anni, nata a Spire (Bas-Rhm), dimorante a 47 p ar ;rri da otto anni ; godo buona costituzione fìsica, si cibò male, ma giammai di grano turco. Viene accolta allo spedale Sainte Marguerite il 1 1 maggi ) 1850. Lagnasi d’avere da cimino mesi debolezza, vertigini, cefalalgia. . . Si notano dolori lungo la spina, incertezza, costipo/ione, m più si osserva sul dorso delle mani un esantema apparso da 15 giorni e clic ebbe principio con prurito cocente. La pelle delie mani è dolorosa al tatto, dura, secca, simili' a per» gamemi, lucente, d’ un rosso scuro, senza screpolatine, eiico¬ scritta dalle parti sane (la una linea retta. Parte guarita il 15 luglio. Ritorna all ospitale in sull en¬ trare r agosto per una diarrea accompagnata da febbre, e ne esce alla fine di settembre senza traccia dulia soffimi ma¬ lattia ». Osservazione XVI. - (ì$ una delle osservazioni di Mrìier. Omelie dea lui piltiux, 1833). « Giovane ili 25 anni, elio non si nutrì mai di grano turco, entra all' asilo di Marmile in gennaio per lipemuma wieulo. Smania e sforzi ritentati di suicidio da sei mesi. In aprile, eritema pellagroso con gualche vescichetta stile mani, alla fronte, alle guancia ed allo sterno. Ghiottoneria, diarrea ribelle; dolori lombari- stupidità. Miglioramento neìTautunno ; recrud» seenza nm maggio *•'» [■ Morte ( non no è indicato il giorno). — Smone. Sierosità purulenta nel Cavo peritoro alo, rammollimento dello stpnasKft» focolaio gangrenoso che teneva adeso il fegato al diaIramina, osserrmione XVII. - (Altra osservazione di Mdrier: (la¬ sci t r dea hòjniaux). « Uomo .li 4S anni, che non assaggiò mai grano turco, viene alba riio di Marc ville in febbraio ISSO, in preda a forte hpe- maniu ed « reiterati tentativi di suicidio. In aprile 1851, eritema al dorso delle mani ; vomita ; diarrea profusa 'alternata a costipazione. In aprile 1852 analoghi sintomi. Morte li 21 ottobri!. — Sezione. Aderenze .1.1 pontoneo coi vìsceri; rammollimento del duodeno, dui digiuno, dell ileo e del ceco; notevole sviluppo delle valvole conniventi >■ 43 (faserva*iQne XVIII. — (fc una osservazione di Àlaboisette ; Union me dì cnln , Tom. V, pag. 109). « Donna di 48 anni, nata nell’ Haute-Vienne, gode buona costituzione fisi©*, usti cibi sani, giammai grano turco; ebbe per T addietro buona salute. In aprile 1849 e senza cause notevoli, malessere generale, dolori addominali, di-urbi digestivi ; eruzi-ne generala,dtìJft- rosa , i; più tardi squaramosa, sulla quale perì) non si hanno notizie precise. Colore brano delle mani. debolezza notevole. Guarigione in aulunno; buon* salute per tutto Viti verno. In aprile 1850 ri' omparsa degli uguali disturbi, tranne Ve- razione generalo cutanea ; aumento dei disordini digestivi e della debolezza. Il 7 settembre sincopi, abbattimento, ma li «colia, somma cor¬ ressi t : alternativa di costipazione e diarrea. Epidermide «Iella lacci. i. di rsele delle mani di un celare ciocci datte, lucente, se ma, screpolala lino a 4 centimetri al disopra dei polsi. Guarigione in inverno, bu-na salute duranti' tutto riaverne. In maggio 1851 nuova ricaduta; identico eritema delle matti ; scorbuto «Iella bocca; siiicupi frequenti ; diarrea continua, timore della morte. In luglio lipemania, delirio, sforzi d’annegarsi, di mordere O percuotere chi lo assiste. Notevole cangiamento nel mese di settembre ». Su le «liei otto osservazioni, che hojqui testualmente riferite» non sonò ciisi netti di pellagra sem t mais; c se si vuoile con¬ testare a Strambio, a Cipri mi. a Morelli, a Rizzi la compe¬ tenza ili diagnosticare un caso dì pellagra, in tal caso biso¬ gna rinunciare al buon senso , oppure dichiarare clic la me¬ dicina non è che una fida. Che Boussel e Còstallat, persuasi che pellagra non havvi scura mais, - usten gnn 1 per (pian!" possono che la pellagra senza viali non è ]>cìla*- Saglicse o ad un tribunale rii Tonto . Forse per iscolparsi da una si cieca deferenza, t Accademia 49 francese dichiaro -li conoscere la pellagra solamente per lihn ™—i: roto, <*■**>■ dp,‘< he dot . mU M {Ornata mudate* dtA Stórne* de TAcaddmóda ”•• J,! 12 SS&ZW £**» *.* Sf-ft z èiimm. i»»r..|»»i|..all:■ , -Iter... » 11 1 ,l “ Sk«So fSedi Willomin. il .ivate «llteWM *«*• C /■ li f, li oelhera constatati negli OspitalidellasteB» i •»*? « . pa» tool»OW £ t Jf“4 3»ù’ M*** ■■ **"&! « é»™ I.eu— 1-„ to « un tratto, (.ancheggiato da un ■ " » ' .TunìU-u) « tot» » par in scienze 0 OT>F;»*» W f^ZÌ n ; « , per Valla MW* l« y 4 ! 2“ . \. , 0e ■* ** ** jEtt . ^ ,«*_* “* g SteaoaeatO W» P" 1 (Spurisorimii liSaydjA f t , ;. y unirà causa « 11 del grano turco t'eidu j « della pellagra. 4 Liutfa?i sterminio, questo flagello, questa unica sorgente di gru,ali calamità, questa causa unica della pellagra i ronii' Costdlat e, l'Accademia francesi) stigmatizzarono il mal temuto ■- sognalo Sporùorimn magdis') elio doveva essere espo¬ sto agli occhi, di tutti (come Costui hit altamente invocava), ebbene! questo grano micidiale fu mandato, dàlio stesso Co¬ sta Hat, per essere esaminato, al grande micrografo Eobin. E, lo erodereste? quel verde!, quello Sporisorium mctgdis, non era clic un po’di incipiente Predo maydìs. Eccone la dichiarazione dello stesso Robin: « Il grano mandato da Costali at a Robin era caratterizzato 51 « Mio sviluppo, sotto all’epi sperma, ai una polvere d’im bruno « verdastro, costituito intiminoci- dalle spore «&«**"** « Carlo (Tnlasne), Ttclh dar in rutilano (Linneo), / stilano « gegetmi {Hit»mari. Credo Segetum (Persoon) — fungo pa- « tossita, pulvirulento, composto ini imminente elispore Ume * feriche, larghe da sei a sette millimetri m te ™“ « medio ». [JHdmmaire de médéeme, etc. par 1 itti© et li in-, 1865, Artide Mah). . Pertanto, il terribile veleno che menava le cab im'-v snagt rimpiante da Costallat nelle popolazioni della Francia m» 0- ,i;iln non era glh il fantasmagorico votiti òA ma) ] >ave,1 1 ' Spùrisorium Metydìs - m w «»*“*' 1,1 T'i? pù . fungo, il -piale puofisi impunemente mangiare "agli ]],„ d.mìi animali in «piantila notevoli, n-m un igeflnogl» ll > redo mandi*. B noi sappiamo, ed io t Imhof c l--naf©uy^ statammo su di noi stessi, che 1* Indo May Aio h wtag innocente. D’ altronde, nessun autore suppose mai " «™ ller supporre, che V Credo momìis ,**, «usa della ChS. questo .!i«W"ui» «a « n sei causa Vdtìcn della pellagra, è invece un ,m.;eloidtjs *- mani ente rara, è una rarità seimhpeo da (jahmito faltro che un parassita diffuso, conili diffusi la P'-Hagra con centinaia di migliaia delle sue vittime. Quale disinganno dopo tanto zelo ’ dopo avi gtt jB nientemeno ch'ora mudo il momento solenne per cumla ,U re e far sull'istante scomparire il flagella E così le stesse pellagre di Costali»*, secondo la «ntaa» pregiudichi b> dell’Accademia di Parigi, non sarebbero cupe Ue — ma diventerebbero Pseudo-pellagre. - ,l *• ' xriftcipaU di Costallat sarebbe (secondo la medesima Atta- demia) di aver lottato con ardire e perseverane «atrmle pek ' lagre che vollero prodursi anche senza ma-^. tun it g nidi» sua vittoria le fece .diventare J ,,'', e conobbero la assoluta innocenza del Carbone dal. mnis (fdsti- hitjo Mtitjtlis'. IVr ultimo, il PeUrutero del mais non è guari analogo alla Serratia di Bizio, ma 1* un genere affatto diverso, od anzi e della stessa specie dallo sprone della se [fa! e ; è Io St'lendrum Mrftjifìs, affano sconosciuto e straniero all'Europa, o solo descrìtto da Itoulin pel grano turco della Columbia Americana, Quante confusioni r quanti errori nelle sì podio parole del mudonm.lt.' .A o t * rea tt l) ir / tou n a ire ! I n disinganno moralmente più amaro ancora deve colpire la aggiudicativo Accademia francese, per aver dessa scritto nel suo rapporto le seguenti parole: « LV-xperience de G. Cerri «. osi capitate: diarge, eri 179-0, par le gouvernement de Mi- < Imi, de reclierches sur la cause de la pellagre, il fit nour- * rir pendant un an dii pellagreux, dans un « r cat de mdadie * bien car.mteriscc , uvee de bons alimenta empruntes eri par- < tic au regno animai, et avec de ben paia au lieu do paia 53 « de mais et de la polenta dont ees individua se nourrissaieni « auparavanti il villeur états’araéUorev rapidement, et l’annóa « sui valile l’óniption cutanee et les autres aócidents ne repa- « rurent plus » (p'g. '•&). ...... Ora il testo di Cerri suona così: « Lamio U..>, abilitato « dal Governo al istituire delle prove su de pellagrosi, ne « manteimi .licei in mia casa, incominciando dalla ^nmuvera « fino sul lì aire dell'estate. Ebbi lavvertonz.! di snegi eru Ita « que’ che gli anni a 1 lietro orano stati obbligali al principio « d’estate a restarsene a casa inoperosi, ed ebbi la eotìttaa- « -/ione di vederli a resistere con pili o «vene <1 agio tutti, « fino a tutto quell’tum». Peggio però mettere in eensidera- « itone a questo riguardo, che in allumi è tale la predispo- « si 7 i-ne pelli-irosa che nb manco il buon vitto basti ad «esimerli dalla manifestazione della disastrosa mal tha. * t Amali T'.iìr. anno 1819, voi. U, m- W Ma V A lenii a parigina e % sua Commi sai un relatrice copiami... iesiualmente dal libro dì Roivuel (predestinato al premio) la citazione tutta falsata tal 'piale eia- n medesimo premiando le afeva allegai a. della lettera .li Gei» ; o diehwia- rono clic questa ora una esperienza ajnMc.h muw *'* - bero fatto assai meglio leggere la lettera on-nu di erri, ch'era si facile consultare negli Armai > fi . da duell’Accademia. K tanto più avrebbero cosi fatto ni -Jio, in (luanterdiè .•mifessavan* di conoscere la pellagra «elemento »u libri e nei Smonti : ma in fatto, al entrari.., mostravamo^ non VI ..scoria nb per fammertU nbper 1»^. tranne (b-.. intesi) quelli presentati al concorso. Siccome poi alla sulloo^a com¬ missione giudi! idrico era sembrato che ndla stona *'«« £;J" laura h fatto costante, Udii è una annasa capite li gtttr ridoni cdl' old» in lunare V uso dèi mais e della polenta, ™>t, con loro molta edificatone, avrebbero lètte tufi M» « **4* carnati di Cerri, in proposito alla c.iy.enensa cantale, quanto semie- « Mólti medici olt> n ,ariani sostengano con non ordi¬ nario impegno essere la pellagra prodótta ^abmentam « che i contadini fanno di grano turco. E vi ha pertnm eh» « piatisce per lo vanto d'avere il primo folto munitoato la . « gratuita congettura. Egli fu per questo che il mgunr (,«u- « reseli! s'avvisb di scambiare il nome di pellagra con quello « di ràfania maystiea : malattia che dista dalla pellagra come 54 * *•* ’" 0'■! resi» ni- tutta n» /«><-»/ non sono guari trm iti fun¬ zionanti. E quaridb nell'uovo si formano le fibre ucrveo-mu¬ scolari del pul- ino, essi- sono ni» più ni* meno, anche nella pri¬ mitiva organogenesi, di natura albuminoide. Tanfi- lungi Yadipe dal rappresentare l'elemento istologico funzionatita degli organi, che, ogni (imkoltu Yadijie si mette al posto della materia alIjumÌQoidc nei tessuti degli organi, in allora l’organo perde le sue proprietà anatomico-fisiologi elio, regredisce, si degenera. Precisamente sotto un eguale aspetto regressivo dobbiamo considerare anelic la materia grassa contenuta nei corpuscoli bianchi del sàngue (leucociti), i quali appunto rappresentano il detrito dell'epitelio interno dei vasi sanguigni e linfatici. Ma, so i leucociti © il catarro interno intravasc- laro, come so¬ stanza regressit a. rappresentano una degenera-ione adiposa: non così i globuli rossi del sangue, piccoli organi véramente operosi della combustione organica, i quali invece non contee - gouo sostanza adiposa. Per credere anche o far vista di credere, cito lo sostanze non albumi noni i possano menomamente costruire una sola li¬ bra nervosa, muscolare striata o liscia, bisognerebbe non sa¬ pere ciò che è di più elementarmente provato nella fisiologia sperimentale — cioè clic cani, odio, tortore, cubie, mantenuti di svariati o copiosi alimenti (burro, olio, zuccaro, gomma, fecola) esclusi gli atbuminoidi, muojono tutti entro poche set¬ timane. Le sostanze non albuminmdi non possono nudrire nè reintegrare la libra ncrveo-muscolare: lo possono solamente le sostarne alùiiuiinoidi, non già mai le ternarie. Le differenze d'opinioni non sorgono nè sull'uso dei plastici ni- dei termogeni, ma piuttosto per riguardo ai dinamogeni, cioè ai produttori della forza meccanica (movimento). Queste differenze d*opinioni però non S"tio che apparenti. Veramente nella produzione del li forza muscolare, dobbiamo considerare i seguenti fattori tisiologi ci: 1. ° Vazione chimica (ossidazione dogli alimenti e dei tes¬ suti) che trasformasi in calore ed iti movimento-. 2, ° 1 muscoli die servono a trasformare le azioni chimiche ed il calore in farsa meccanica (o movimento). Sono produttori eli forza (dinamogeni) gli alimenti, sia per¬ chè sono materiale diretto essi stessi .die azioni chimiche, sia perchè valgono a costruire gli apparecchi onde la forza eh t - mica trasformasi in movimento. . .... Nel primo caso sono direttamente diuum,ogcH t tulli i mu- Lussane. tonali ossidabili della alimentazione (materie idro-carbonate, amidacee, zuccherine, grasse). Nel 36'Ci-ndu ciso S 'ilO indir‘'llarnente dinamogeni gli ali¬ menti riparatori dei tessuti (plastici). (Hi alimenti ótre!tomenti dinam hanno tuttavia biso¬ gna dei (l'ìauli albuminoidi, afiiiuliè le biro azioni chimiche ossida torio possano traslbrnursi in fenomeni di sensazioni e di movimenti: e tanto piu riesco efficace codesta trasforma¬ zione, quanto più sviluppato è 1’ apparecchio trasformatore o nerveo-muscolarc. Lo sviluppo della forza nerveo-muscolare, a data eguale proporzione di alimenti combustibili, è in ragióne diretta dello svilupp i del sistema nervoso e del muscolare, alla guisa ohe un chilogrammo di carbone bruciato in una mac¬ china a vapore produce una forza meccanica mtntrv, quanto piti perfetta c q-testa macchina trasformante il calore del va¬ pore in movimento. Era giù opinione di Liebig che solamente le azioni chimiche dei materiali allninùncndi potessero generare la- forza vira (movimento) e die lo azioni chimiche digli alimenti ternani producessero sofanutnie il calore, fossero sem,plieemente ter¬ mogeni, ossia réiipirutfìrii. Oggidì la gran legge della trasfor¬ mazione delle forze ha modificato di necessità quella primi¬ tiva teoria; e Liebig anzi fu uno dei più valenti illustratori di questa teoria della trasformazione delle forze. Laonde og¬ gidì possiamo diro, elio tanto gli alimenti albmntnoidi quanto i ternari: sono dinamogeni , i secondi dir diamente, Ì primi indirèttamente. Lesta però sempre inappuntabile il fatto e la essenza fondamentale della teoria di Liebig, che luparie gli alimenti in due grandi sezioni, plastici e termogeni (oggi ter¬ mo-dinamogeni). non potendo giammai i ternarii o termo-dina¬ mogeni fare da alimenti plastici ■> da nutritori dei tessuti. K questa ì: verità elementare inappuntabile di fisiologia. E su questa verità ili fatto si basala teoria pellagrogenica della insufficiente riparazione plastica. La dottrina di Liebig, intorno alla alimentazione, lungi dal- V essere oggidì menomamente abbattuta, si rierse invece, de¬ purata con una parziale modificazione, nulla integrità e pie¬ nezza delle leggi chiniioo-fisiologiebc. E questa parziale mo¬ dificazione , trasfusalo dalla grande scoperta della trasforma¬ tone delle forze in natura, c oramai cosa tanto notoria ed 7 r- c ** 53 elementare in tisiologi a, die, non solamente i manuali tiratici e scolastici di questa scienza, ma eziandio i trattatelli popo¬ lavi (1) e gli stessi almanacchi (-) ne l'anno da anni argo¬ mento facile e naturale di stndii sulla alimcttiasione dogli animali e degli uomini. So non che, mentre generalmente si crede che l'usura e il detrito degli apparecchi muscolari, nel trasformare le azioni chimiche ossidatone dei ternarii in forza meccanica, sieno proporzionati alla quantità del lavoro fatto : a taluno parve che, per aumentare di lavoro, non sì aumenti quel consumo dei tessuti in materiale di detrito, il quale debba poi espellersi daireconomiu. Cosi qne’ilue professori di Zurigo (Fiele, Wisii¬ celi! ns) fecero su di sè stessi nel 18»>> quelle prove curiose, di cui ho favellato anch’io nel mio discorso popolare pubbli¬ cato nella Riforma, alcuni anni sono. Ma il conto di questo dare ed avere, nelle succitate prove dei due fisiologi svizzeri, non fu fatto giusto. Imperocché nel conto della spesa (dare) si valuto beasi l’azoto dell’urea, ma non vi sì e valutato 1* azoto del sudore. E il camminare per 31 ore, ascendi > una montagna altissima a 956 metri sul livello del mare, se e quanto di aumento nella esalazione cutanea abbia dovuto arrecare, colla relativa perdita d’azoto negli acidi idro¬ tico ed urico, rim è chi noi vegga. Basti ri [lettere, qualmente sotto gli esercizi] muscolari la quantità assoluta delle urine si diminuisce, perchè il sangue viene deviato con corrent i più energica verso al sistema muscolare periferico, che b in travaglio attivo, ed eziandio verso la superficie cutanea, colla aumentata traspirazione di essa. L siccome questa c-incorre essa pure alla sua volta, anzi con molto maggiore energia durante T esercizio muscolare, nell’ esportare una notevole parte dei detriti azotati, così noi non dobbiamo nelle sole orine ricono¬ scere 1’ aumentata rappresentanza del consumo organico azotato fatto pel lavoro meccanico. Por sopra più, (juòì duo signori valutarono bensì 1 azoto psr- dato nell'urina di quelle 31 ore di viaggio, ed anco della mat¬ ti) Dare ed avere nel? economia ormale, discorso popolare di 1 , Luì-- Mina {Riforma, 1S6S)- (2) Annuaim Mathim (de la 0 ** 41 JW: - de matufcr. par H. ila ] J arvillv, fio timi successiva: uni noti si incaricarono |>oi di toner conto dall’auménto che &6 no poteva e doveva lare eziandio ed anzi molto più uri uiorui 9 gram¬ mi di albuminoidi Cosi, mentre il soldato inglese e bavarese in tempo dì pace non ha bisogno che di 120 grammi circa di albuminoidi al giorno , invece, in tempo di guerra, nelle marcio lunghe spossanti, ha bisogno almeno di 140 a 118 grammi di albuminoidi. Altrettanto il birraio bavarese, il cui lavoro è duro e non interrotto e sollecito, consuma ogni giorno 160 a 170 grammi di albuminoidi (T.iebig : Fate mdritko M di¬ versi cibi per V uomo. — Gazzetta Medica di Lombardia, 1870, N. 22). A codesti fatti fondamentali di fisiologia, eh’ io ritengo inec¬ cepibili, vediamo di controllare il regime dei pellagrósi. Po¬ niamo che si faccia uso esclusivo di grano turco, il quale, se di buona qualità, contiene da 12 a 15 granami di materiali albuminoidi per 100. Or bene : per ben soddisfare alle suo bisogna di alimentazione plastica , basterà che il contadino mangi al giorno un chilcgYttuinno di questo iìws , il quale d'altronde, col tanto percenteaimale di sua sostanza amidacea. (71,ó) e grassa (9) offre una ampia suppellettile lennoulinu- mogena. E così sto perfettamente aneli’ io con Bonafous nel ripetere il panegirico del mais : Il est peu de. productmns du regne vigeleU plus convenables à la nourriture de Vhomme ( p. 128 ) — però sempre a patto clic si tratti di un grano turco ben maturo e sì ricco dello sue materie albuminoidi. Ma le cose nmi vanno sempre così bene nella vegetazioni' e «oliti conservazione del grano turco. Imperocché, sotto e fa¬ vorevoli *'l'tti 1 1i/.i''ni del clima e delle stagioni, il mais va sog¬ getto a l un cospicuo depauperamento de’suoi principii albu- minoiili, più che qualsiasi cereale. E per soprassello, anche una volta raccolto, il grano turco può venire intaccato, prc cisamente nel suo cdbuihe, cioè nella parte più ricca di ma¬ teriale albuminose, da varii parassiti vegetabili ed animali. E, quel che ben importa al nostro scopo, egli e appunto nelle plaghe flagellate dalla pellagra, cne sitfatto impor dimenio albuminose nel mais si verifica. Dallo spesseggiare di queste alterazioni ettofìtiebe nel mais e dal facile suo avariami venne inspirata appunto la teorii pellagrogenica del ma d.: inno. Infatti, mentre il buon mais, nato Conservato infilimi sci-m da pelle (ir a , fornisce da 13 a l 1 » per 1"° di sostanza alltii- minnide; invece i paesi colpiti fortemente dalla pellagra danno un grano, in cui la quantità degli nlbuminoidi oscula tra6,o a 8,5. Eccone le prove analitiche : A. Mais me rollo in luoghi inunaiù ila pellagra 12, 80 1. Orano $ Alsazia : aifcuminoidi (Bonsfingault ; Annales de Ch Itnie et de Jhgsi- que, toni. XIV, pag. 419). ^ 2 Orano coltivalo con atra in Francia : albuminoidi. 12..'" ‘ (Payen ; Prècis de Chhnie Jndustr ielle , Paris , 1849). 3. Gr&tio ài Verteva* album inoidi ■ - * • DV 10 (Il Istituto ili Milano, 1855). B. Mais raccolto in luoghi colpiti da pellagra. 1 Orano preso nel Veneto : albnminoidi . ■ * • (Bizio ; Opuscoli fisico-chimici , Aeuezia., 1827. tom. I, pug. 42). 2 Grano del Mugellese : albuminoidi.■ (Cozzi; Notizie di chimica e di storia naturale intorno allo sea mais, Milano, lSm>, p. XXX). Avvertasi che il Alugidlese è una delle tre prn- r inf-jo Toscane per eccellenze tiranneggiate dalla G4 pellagra , in tati tediò lo altre ne restano anfora immuni (Morelli ; opera citata, pag. 89). 3. Grano di Viano (Valle Cavallina): al bum inculi . 9,70 {Retila Istituto li Milano, 1855). C. Mais raccolto in luoghi mediocremente colpiti da pellagra. Grano di Canili no : albmninoidi.!0,4-5 {Reale Istituto di Milano, 1855). Io non conosco alt™ analisi del mais. Il questo corrispon¬ dono per fetta mente alla genesi pellagrosa ed alla immunità dalla pellagra, lift invoco eziandio ulteriori analisi, nel desi¬ derio, che i loro comparativi risultati continuino ad illustrare l’argomento del dominio endemico della pellagra. Queste si larghe varianti percentesìmali dei principi àttf- minoidi (perfino da 0;50 a 15,HO), quali Inumo luogo nel mais secondo le molteplici influenze climatiche e telluriche, non si verificano guari cosi negli altri cereali. Ecco, per esempio, i varj frumenti nostrani ed esotici, non offrire che le oscilla¬ zioni di ire centesimi tati' al più. Frumentod’Afrìca (Fa yen) materiali alhmninoidi: 19,50 Frumento di Tangarok (Ilayen) » » 20,00 Frumento nostrano (Keller) » » 20,59 Frumento d’Egitto (Pdligot) » » 20,60 Frumento di Venezuela (Payen) » » 22,75 Ora, allorché si tratti di un mais cresciuto sotto le più sfa¬ vorevoli condizioni climatiche ed annuali, e che contenga quindi solamente il sette o l'otto per cento di materia aibinniuoide ; e tanto più, se gii elioliti dolio Sparisti ri urti, o del Peiiicillum, o dell 1 f 'redo, a dell' Aspergili tu, od i varii insetti ne consuma¬ rono la massima parte fà\Valbume in allora la cosa Cambia perfettamente. Imperocché* in tali circostanze (di un mais con¬ tenente solamente l’otto, il sette, e fin meno del rimine, nel grano eroso da microzoi), sarebbe d’uopo mangiare un chilo- grani mo e mezzo di mais di medio ere qualità , due chilo¬ grammi e messo di quello di infuna ed avariata qualità, onde averne la quota necessaria di alimenti plastici. Il che equivale al dire: Mangiare e digerire cinque chilogrammi dì polenta (d giorno ! ' mr il impossibile... ... , r» Converrebbe o.vero i quattro veni vicoli 3 i no rumili?. nto. 1 1 * 1 .’, tal fiata, lo stomaco dei contadini, grandi mangiatori di polenta* addiviene, per la suindicata necessità fisiologica, di una enorm ■ ampiezza. Non avrò mai ripetuto abbastanza, che all ora quando 10 con¬ sidero la alimentazione fondamentale dei contadini col mais quale una causa precipua della pellagra, io intendo sempre il mais scadente^ cioè contenente meno di un di.tirfio di mali rii lìl 9 fc 1C11G* AlW qnando, e colà dove, nelle varie regioni della nostra Europa, si avverarono i due fatti combinati, 1. di un grano turco scadente, cioè povero di principi! albumine idi, per varie influenze di vegetazione, © sostituito toiidamenlalmcnte e quasi per intiero ad ogni altro cibo nel regimo delle popolazioni: 2.* di una vita contadina laboriosa : in allora ebbe od ha luogo la pellagra. Tutti i dati storici e statistici concorrono in que¬ sta duplice combinazione di elementi pellagrogenici. l’ale è la storili medica della pellagra. Non posso, su questo riguardo, pretermetterò, che, come la etimologia vernacola della parola pellagra serve a dimostrare (secondo la legge delle favole - medaglie di Manolo) la primitivi, comparsa di questa malattìa nella mia provincia Bergamasca, cosi anche il grano turco in Europa fu per la prima volta coltivato nella mia medesima provincia Bergamasca, cme sovra un poggio di Mandino, nell armo lui-. .... n .#% Che il grano turco fossa in tempi Temoli coltivato nellU- rìcnte, e elio quale un oggetto di curiosi là 0 di botanica fosse stato portato e conosciuto anche prima del Ir. secolo m al¬ cune località d'Europa, io noi voglio negare a lb-natous e ad altri. Ma quello che di incontestato posso asserire si e clic nessun documento accenna mai alla coltivata ne del grimo turco in qualsiasi campagna d’Italia c d'Europi,, puma deUa metà del medesimo secolo 17* Ora la prima data della col- tura del grano turco in Italia trovasi in un nuii.-n- tico di proprietii della famiglia rasdotti di ' umilino. da me constatato, ed intitolato: Memoria dellapesi* sMn « Valle (laudino et nella nòstra Italia eoi numero dei mora d nu¬ mero dei zum ) rs 10 j i/ i. _ .. . j- L’autore di questa Memoria autografa fu tm tale Lati - 1 1 {fondina, fratello del curato di quella borgata, Giovanni Bat¬ tista Radici. Egli fu testimonio della peste micidialissima del 1630 in Gandiuo , della quale ci lasciò il rendiconto. E noi, continuando la eoa narrazione Cronologica, scrive quanto segue : « 16112. Fu seminato il primo campo di mclgotto nel terreno < chiamato la cositi sotto-corno in contrada di Chtsvene ; et * tutti andavano a vedere il seminato nuovo di detto grano * mai più veduto in Italia. Dopo ne fecero semenze. E’fu « portato in paese da un foresto ». Melgotto è anche oggidì il nome del grano turco nel dialetto bergamasco. Il terreno, denominato la costa sotto-corno in contraila di Clu&vene , è un poggio nel territorio di (tondino; e portano an¬ cora identico nome sì il terreno, come la contrada. Riguardo al fatto, apparentemente strano, che un foresto portasse a seminare in Guadino quel grano dallo terre orien¬ tali (ove appunto da tempo si coltivava), ricorderà che Gua¬ dino, paese fin d'allora eminentemente industriale o commer¬ ciale pe’suoi Ianilìciì, godeva parecchi privilegi municipali dalla Signori» di Venezia, ed era appunto sul princìpio del 1000 nella più florida e facile relaziono coll’ estero o massime col¬ l’Oriente, fornendo alla Turchia, ad Odessa ed altrove i suoi lavori ed i suoi panni scarlatti per mezzo della Venezia. ed alla Repubblica stessa, somministrando le forniture militari in panno per la sua milizia. Ricorderò che appunto poco più tardi la famiglia i liovanelli di Guadino (ora principe Giovane Ili) tra¬ pi antavasi dalla sua nativa laudino a Venezia. Gli ultimi rapporti commerciali ed in lustriali della gloriosa Venezia colle genti bergamasche appaiono poi abbastanza dalle principali pitture ed architetture eseguitevi da artisti bergamaschi, 0 dal comando di generali bergamaschi nella serenissima Repub¬ blica, l’oli coni. Lupi, Queste circostanze storiche spiegano evidentemente come un grano, coltivato in Oriento, potesse portarsi per la Venezia ad essere coltivato per la prima volta a Gaudi no, in Italia. Questo importante documento storico, dimostrante l’epoca della prima seminagione del ni eìgotto, nel 763; 3, in Ita Ho, nel territorio di (aititi ino, c citato da Ralnrdini a pagina 51, da Roussel a pagina H51 della sua prima opera. Su non che. Mousse], al quale, per te sue preopinìoni sulla peliagrogonesi mai tàttica, non piaceva la troppo precoce epoca del *s fece lecito di sostituirvi ranno 1682. La parola pellagra, più giustamente p flagra {vulgo pcln- gram, come disse nel 1771 il primo scrittore ^ml^rdo di questa malattia, il bergamasco Frapolli.dl rmigho) h aflut -vernacola bergamasca, (la pel (pelle) e *&* (aggeltrvo fem¬ minile che indica «ere al gusto od anco 1 acrmoma degli umori, ed asprft al tutto), u Quanto diffusa nel popolo bergamasco fosse giù la P ella M* infine del secolo passato, lo dichiara il libro d. Facliem le malattie del dipartimento del Seno : Bergan 1- ■ ' veramente diffusa e conosciuta vi era \ dì pelagra {vulgo pelagram, Frapolli; 1 ni), ben prima h- medici ne avessero escogitato una W tolto dal greco (1) e dal latino (2), come taluni autori, con un curioso sforzo etimologico, vollero far credere. Lu parola jpe- lagra fu creata dal volgo (vulgo pelagra), pmna elio l me¬ dici avessero mai udito nemmeno parlarne. K veramente un Pitto statistico-cronologico di grande im¬ portanza nella etologia pellagrosa, etoil “JJ clic kt coltivazione del medesimo in luoghi p« sua vegetazione trae seco appunto la combinazione n» lavoro agricolo e di una insufficiente apprestazione alimen r t a di materie plastiche. . Sul Se proposito, della diversa e relativa potenza alimen¬ taria plastica dei vani cibi, gioverà presentavo qui uno wl uun SSSST Pei conteggi facili del quale basta applicare un po’di aritmetica alle tabelle notorie delia composizione dwmM» ilei diversi alimenti, tabelle die trovausi in quasi tutti di fisiologia e di igieue. (1) Pellagra da nft«, scorcio di E Frank, a «W»*S (campestre), qnari HUlpola Oppure VP ( |traila ) come dicasi Cliiragra (*«?, woi *Vf*. " '* a9 "‘ l P nS, P U tip, ,«-..)■• • ..» « greca Péfiis t I2i Pellagra da JVNw rrgrà t P-’ìle a .n ,„atau>\ 1 A RE I LA, MI* VAt Olii: ri.As'i irò ri»\iVA t-iATlVu ì-’D ECONOMICO mi DIVERBI CIDI, CIBI Mas?.. . Creali Legumi » Patate , Castagne. Erbaggi. Frutta . Funghì , Tartufi . buono. * . scadente. . infimo . ( Frumento * l Avena . . ' Orzo, . , j Fagopiro * f Segalo f , \ Riso „ . , [ Favo * , . I Fagioli . * i Lenticchie . Piselli , , Carote * Rape, * Insalate. Cipotlè . Polio. , * . Piccione* . . Manzo * * * Po‘CO, * , * . flamberò maria Carri * . . I Vitello . . . Carpiono , * Tartaruga. , Trota * . , Ghiozzo * . . Anguilla * . Fegato di vitello. Cuore di bue. Corata di vitello. . , * . Cervello dì montone . . , Reni di montone, , . * * Uova ili gambero nru i;t,. Uova ili gallina. fai madie.. . Ostriche.. Sangue Latte umano , * . vaccino , * * caprino. . * < perorino * . asinino . . . equino , , . canino , . 4 grasso svizzere Formaggio ! ! ^ 1rn svizzero. / lOlìlglAUO . , v francese . , *13 * S e U tt 0 i. ° « $ o , s i3 J S» 53 M Ih. ■li- & ^ 3 13 S § s ST , “ g s s - i, 3 “ | = 3 ‘._ ^ ! ri «■ A i; -c *■ 3 ?■ 5 B C —■ 0,31 14 0,25 0,32 IO 0,32 0,30 6 0,50 0,45 ao 0,32 0,18 14 0,20 0,20 13 0, ì 6 0,18 13 0,13 0,20 12.5 0.18 0.50 7 0,70 0,30 24 0,13' o,:» 25 0* 13 0.30 25 0,13 0.80 25 0,13 0,18 L8 1,30 0,30 5,5 0,54 0.30 2 1,50 0,10 \ 1,00 0,30 0,5 0.00 0,14 3 0,47 0,30 1 3,00 0 ffi 4,5 0,4 4 8.1 IO 0 7.77 1,25 20,5 0,52 1,30 21.5 0,00 1,35 10.3 0,65 1.35 10.2 0,70 s.oo 19 2 1,00 t .25 18 2 0.00 1.50 17 2 0,80 1,40 10,2 o 80 1,40 lo/> 0.00 1,50 15 1,00 1 t 50 13 1.15 I 1,80 ?u 0,90 1.00 18 0,50 1.35 22,5 0,55 1,50 10,0 1.32 1,00 17.3 0,57 3,00 22 1.80 1.20 15 0.80 1.30 10,2 (1.80 4.00 u 2.88 j n *50 18 O (UH 'MS «1 3,5 0,31 oja «r n 0.24 0,14 8 0,23 0,?0 3 1.00 ! 0,30 2 UOQ -—- 12 2,50 8 3,12 | 3.00 13 2,30 3,50 40 0,00 ] 3*50 3() 3 ,80 1 % 09 (..iettando lo sguardo sulla qui riferita tabella, forse taluno potrà domandarmi: L'uoino olio mangi esclu si vani onte patate, o rupe, o erbaggi, o frutta, o castagne, dovrà diventare pella¬ groso? . , Certamente! — Rispondo io: — purché quell uomo lavori. Anzi un uomo, clic lavori e die si pasca solamente di er¬ baggi o di fruita, non arriverà nemmeno a tempo di addiven¬ irne pellagroso, perchè jpiit presto morra di inedia. Domandateli Morelli, a L. Marcliand, a Rizzi, di chesipa^ut- vauo quei pellagrosi die non avevano mangiato grano turco. Ebbene! que'di Morelli si erano cibati quasi esclusivamente di castagne sugli Appennini : que’di Rizzi, di castagne nei monti valtelliuesi; que’di Mareliand, di fagopiro e di panico e di mìglio, nelle Lande francesi e principalmente nel cantone di Captieux. So bene aneli’io, die il grano turco di buona qualità e cibo sano ed a buon mercato, ila so pure, die il grano turco immature, scadente, e tanto più se avariato Od alterato e cor- roso da microzoi e misrofiti, ò assolutamente iusulliciente ad una buona nutrizione plastica. Sotto questo aspetto si, ma so¬ la mente sotto questo aspetto, il granoturco può essere genera¬ tore della pellagra* dee come cibo rclatu-nmonte insufficiente alla fi iimrufazioHC plastica, non come cereale ovai,ma!». bC k- galline .li Balardini c di Elia,.alimentate solamente di grano tnreo eroso dal r- 'ome c da altri ettofiti, si s aa-ui uo o si indebolirono, dò vediamo tutto giorno in lutti i pellami malnudriti. n/a die da d’impo invocarne una intossicatone maitdlka. Se Balardini ed il suo tiglio ed il chimico Grau- douì provarono bruciore e languore di stomaco, nausea, rutti, malessere, qualche scorrevolezza alvina, dall aver mangia o polenta fatta con farina di grano turco muffito: lo credo pur troppo, dacché mi ricordo della cattivissima Polonia die no ho confezionato e mangiato fessamente aneli io (Capitolo ivr senza che tuttavia i disturbi da poca diyeiibildu di quel grano, cioè i sintomi sopranotati, presentino nulla all'atto di carattere iVaitossicamento, e per nulla provino resistenza di una alte¬ razione deleteria di qnel grano muffito o verderamato. E si riducono qui, qui solamente, tutti i declamati espon nienti dimostranti suH'uomo e sugli animali il lento attossi- camento da mais verderamato ! ! . - tl ?0 Imperocché (lu confessai e lo riconfermo) lo mie prime espó- rionzè coll'injezione 'lillà polvere di SpOrisorium nello vene dei catti (nel 18"4), diedero risultati letali per embolismo o trombosi meccanica della polvere iniettata, ina non per in- tossicamente. lo non lin dato e non dò clic una importanza indiretta allo Spumone*}» niaìfdis nella genesi della pellagra, conio la diedi analogamente alla immaturità del grano turco — cioè credo die il suddetto fungili» intacchi e strugga principalmente la so¬ stanza albuminoide del grano, e quindi gli faccia perdere quasi tutta la facoltà nutritizia plastica; non già, dio il suddetto bporisoriton sia una 'ausa speri firn venefica della pellagra, quasi di un /sorbii cercale, lo non ho obliato la mia teoria, come mi la dire Roussel (1) ; anzi non sono per nulla disposto a staccarmi dal concetto che la pellagra consista nella in; uf- fìciaile riparazione del tessuto rierrev-mu scolare t e quindi l'atrofìa e la degenerazione dei sistèmi nervoso e muscolare siano caratteri patologici della pellagra. Mi Tènue obbiettato che la atrofia dei muscoli e del cuore non è sempre compagna indivisibile della patologia pellagrosa. « Anche la Commissione di Milano (scriveva un medico lora- « bardo nel accennò a queste errore del bussali a, e notò « in molti pellagrosi, integri conservarsi ì movimenti, e darsi * pellagrosi con muscoli robusti e cuore ipertrofico {Della pel- « latfra, 1865, Padova) » (*2). le prego quel medico lombardo a sapermi dire ove mai egli abbia trovato che la Commissione di Milano & nna$s« a questo mio errore, notando, in molti pellagrosi, integri con¬ servarsi i movimenti, e darsi pellagrosi con muscoli robusti e cuore ipertrofico. Io tengo bensì it Rapporto della Com¬ missione di fintano , ma non vi trovo nulla che accenni a questo errore attribuitomi dall'altrui preconcezione. Io posso invece soggiungere dì uvee distinto cinque formeca- ratteristudio e speciali della pellagra, secondo i diversi sistemi (elementi istologici di natura proteica) colpiti dalla atrofia (1) * Eri ciubliaut un quelque sorte la thoorie parti cullerò doni il est, aiiteur, a rocoumi r impor lance ilu verderame ». jpn^ 479). {t) Le parole qui citale e virgolate Je riportai testualmente dall' opera del prof, Lomlirctèo, 71 paìlagrogenica. E panni anche oggidì che la sintomatologia e la anatomo-patologici s' accordino ancora a sancire la verità pratica di questi tipi cardinali della pellagra, che sono i seguenti : 1. ° Forma ordinaria — accompagnata lungo il suo decorso da quasi tutti i piti comuni e caratteristici sintomi della pel¬ lagra (più o meno atrolìati quasi tutti i tessuti di natura albunrinoide, cerebrale, muscolare, enterico, cutaneo, spinale). 2. ° Forma cerebrale — prevalgono la follia ed i turbamenti dei sensi. 3° Forma paralitica o muscolare prevale la paralisi muscolare. 4. ° Forma enterica — prevalgono i fenomeni enterici (pi¬ rosi, diarrea, rossore della lingua, eco), ed avvi assotti¬ gliamento atrofico della membrana muscolare intesi inule. 5. " Forma spinale — prevalgono ì sìntomi di irritazione spinale (rachialgia, spasmi, retrazioni ere.). Or bene 1 la atrofia muscolare e miocarditi ci (muscoli striati) prevale 'tipica un-n te nella forma partili tira. Ne ho riferito lo dettagliate c diverse osservazioni patologiche e neerossopiclie nelle mie opere sulla pellagra. Invece la atrofìa non ci addimostra tanto di aver colpito le muscolature striate, quanto gli organi encefalici egli spinali ù le muscolature liscio (intestina), tessuti tutti anche questi costi¬ tuiti da materiale proteico, nelle rispettive forme cenlmde, spinate, enterica della pellagra. Ma dal non essere notevolmente atro fiate le muscolature strùtte, in quest*altre forme pellagrose, all esserò invece robusti, ed ipertrofici i muscoli (come mi si volto erroneamente ob- biettare) covre un divario tanto enorme, guantone correrebbe tra il cervello del pili semplice 'ritiro e ira il cervello di mi Galileo. Nella citologia pellagrosa, io accetterò la dottrina dell’ av¬ velenamento mai! ritiro, quando mi ai Jiinuslrerh dio vi abbia realmente un veleno nel mais — ohe n -n possa avervi pel¬ lagra senza mais — clic il veleno, ancora se noseinto , del mais possa passare da generazione in generazione — possa permanere in un organismo per tutta la vita — possa ripro¬ durre i suoì deleteri! effetti a suiti di stagioni ed anni — ]r.is3a risparmiare gli agiati ed i ben midrentisù possa a- gire solamente sopra alcuni individui e lasciare immuni gli I i rinuncierò alla mia dottrina pcdtagrogcnica della irrcpa- razione islohykn, quando mi verrà dimostrato, che non sono piti verità di fisiologia che l’organimio animalo nel lavoro fun¬ zionalo de' suoi tessuti dìi un detrito rappresentato da circa vi/nti grammi quotidiani di azoto — che questo detrito si au¬ menta col lavoro, e deve e può essere ri pinato esclusivamente cui materiali alimentarli allmminoidl —cho la insufficienza di questa riparazione alimentaria istologica vada esente da scon- ivi ti patologici — che il mais, o qualunque altro articolo ali¬ mentario, allorché non olirà la suddetta quota riparatrice, fi¬ siologica, possa fornire un regime salubre — che il mais in al¬ cune circostanze climatiche sfavorevoli, non dia una produzione assai deteriorata de' suoi principi! ulbtiminohli — o quando la anatomi)-patologia non risponda co’suoi reperti a questa irre- pa raziono o alterazione trofica dei tessuti o degli organi di at¬ tività funzionale — o quando il tipo isl "genetico e lo suo ano¬ malie non siano trasmissibili per eredità. lo mi feci dovere di esporre gli argomenti della mia tesi e le risultanze delle mio ultime ricerche sperimentali : non volli giudicare lo esposizioni altrui. Il tempo e l’ osservazione giu¬ dicheranno delle una e delle altre. * __- ERRATA CORRIGE Piiiirin h 9 lìnea 22 inubus ilmtbus f t 9 2$ sjumtmnta, qose ^ph-aliàtit, ìimu;ó 1 f 9 tii 32 fieri'(suine dienti : hitno ff< 23 M 31 6 hi o lo j t 21 i» 8 rei lori li ec L&ft LÌ tl 24 * * 19 cet